«Ieri Sartori, sul Corriere della Sera, si stupiva del fatto che nessuno di coloro che si fanno promotori dell’Europa federale si fosse reso conto del pressocché insuperabile ostacolo dell’assenza di una lingua comune. Tranne i Radicali, avrebbe dovuto aggiungere!», nota Giorgio Pagano, Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto. 

«Perché da oltre due decenni i Radicali non solo se ne sono resi conto, analizzando anche i costi economico-sociali che intanto sta producendo la colonizzazione linguistica inglese, ma hanno altresì individuato la giusta risposta politica nella lingua federale, l’Esperanto. Mentre, ancora oggi, due grandi quotidiani nazionali, di opposti schieramenti, commentano l’editoriale di Sartori ignorando completamente la questione linguistica».

«Sartori ha oggi il merito di porre la questione linguistica in termini anche economici - continua Pagano - ma c’è un’Associazione Radicale Esperanto, nata 25 anni fa, che ha pubblicato saggi come quello dell’economista Grin che spiega come la soluzione Esperanto, oltre a proteggere le nostre lingue dall’aggressione anglofona, fa risparmiare a tutti 25 miliardi di Euro nella comunicazione transnazionale così come, invece, 18 miliardi di Euro ne risparmia la sola Gran Bretagna che non insegna alcuna lingua straniera nelle proprie scuole, grazie alla colonizzazione linguistica inglese degli altri che, al contrario, come spiega Lukacs sono così fessi che per la colonizzazione anglofona delle loro menti, di miliardi di Euro ne spendono 350 l’anno e, la sola Italia, oltre 60».

«Inoltre, la Mozione dell’ultimo Congresso del Partito Radicale ha riaffermato il diritto fondamentale di tutti e ciascuno a parlare agli altri esseri umani senza privilegi, il diritto ad una comunicazione linguistica democratica e giusta, salvaguardando l'ecosistema delle lingue, patrimonio dell'intera umanità. Mozione che, altresì, ha ribadito l’impegno del PRNTT per assicurare formalmente il diritto dell'umanità all'alfabetizzazione in Esperanto quale diritto umano fondamentale e naturale, riconosciuto come tale dalla legalità internazionale ed europea, dalla comunità transnazionale e dalle altre sedi e fonti di diritto, dalla comunità transnazionale e dalle altre sedi e fonti di diritto», conclude il Segretario sell’ERA.