L'Associazione Esperantista Triestina celebra anche quest'anno la Giornata della Lingua Materna: primo appuntamento 23 febbraio 2013 - h. 18
presso la Sala Beethoven di via del Coroneo 15 con "dialetti della nostra regione in parole e musica". La manifestazione è organizzata in collaborazione del Gruppo COSTUMI BISIACHI di Turriaco.
Nelson Mandela ha detto: “parlare a qualcuno in una lingua che comprende consente di raggiungere il suo cervello. Parlargli nella sua lingua madre significa raggiungere il suo cuore”.
La lingua dei nostri pensieri e delle nostre emozioni è dunque il nostro bene più prezioso.
Per la costruzione di un dialogo autentico bisogna rispettare tutte le lingue: le lingue sono ciò che noi siamo, proteggerle significa proteggere noi stessi.
Delle oltre 6 mila lingue parlate in tutto il mondo, quasi la metà rischia di scomparire entro la fine del secolo. La scomparsa anche di una sola lingua significa un impoverimento dell’intera umanità, un passo indietro nella difesa del diritto di ciascuno di essere ascoltato, di apprendere e di comunicare.
Ogni lingua è portatrice di un patrimonio culturale di grande valore, che accresce la diversità creativa dell’uomo. Questa diversità culturale è importante, perciò è doveroso difendere le lingue e coloro che le parlano, per uno sviluppo sostenibile e per una unità nella diversità. Il diritto di esprimersi nella propria lingua è fondamentale garanzia di libertà e uguaglianza degli uomini. La globalizzazione e l’utilizzo di un’unica lingua nazionale può mettere a rischio l’esistenza delle altre lingue, con la loro conseguente progressiva marginalizzazione e sparizione.
"Tutti hanno diritto di imparare la lingua materna... [...] una educazione reale è impossibile per mezzo di una lingua straniera [...] soltanto la lingua locale può stimolare l‘originalità di pensiero nel maggior numero di persone." (Mahatma Gandhi, 1920, Young India)
 
La lingua internazionale esperanto ha il solo scopo di dare agli uomini di popoli diversi [...] la possibilità di comprendersi l’un l’altro, ma essa in nessun modo intende influenzare gli usi linguistici interni dei singoli popoli.
Lazzaro Ludovico Zamenhof (1900), Polonia
 
 
Il Gruppo Costumi Tradizionali Bisiachi, costituitosi formalmente nel dicembre 2000, è attivo già dal 1991 e si occupa della valorizzazione del patrimonio storico, culturale, artigianale ed artistico locale, finalizzata alla promozione della Bisiacaria, della provincia di Gorizia e della Regione Friuli Venezia Giulia, attraverso le più diverse attività. Partecipa alle più importanti manifestazioni folcloristiche europee, attraverso le esibizioni del Coro, le sfilate, le esposizioni promozionali. Opera per la salvaguardia del dialetto e delle tradizioni bisiache; allestisce mostre a tema, anche a carattere itinerante; cura una propria attività editoriale; collabora con le scuole in diversi progetti.
Dal 2005 il Gruppo ha ottenuto dalla Regione FVG la qualifica di ONLUS, a riconoscimento dell'attività di volontariato e, in particolare, di solidarietà sociale.
Nel 2011 è stato riconosciuto Gruppo di Musica Popolare e amatoriale di Interesse Nazionale dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Nel 2012 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la medaglia di rappresentanza per l'evento “E pluribus unum: dall'Alpe a Sicilia...”
 
Il Gruppo vuole valorizzare principalmente vecchi motivi nelle parlate del Friuli Venezia Giulia,ma anche canti regionali italiani ed europei, sceneggiando i testi proposti ed interagendo con il pubblico, secondo la formula dello Singspiel.
Il Coro è accompagnato dalla fisarmonica, dalla chitarra e da altri strumenti musicali tradizionali, ma si caratterizza soprattutto per l’utilizzo di idiofoni di tipo rudimentale ed alternativo, ricavati da oggetti poveri e di uso comune, per lo più realizzati dagli artigiani del Gruppo.
Dal 2011 il Coro è diretto dalla ma. Caterina Biasiol.
“I canti popolari - affermava Johann Gottfried Herder - sono gli archivi del popolo, il tesoro della sua scienza, della sua religione, della vita dei suoi padri, dei fasti della sua storia, l’espressione del cuore, l’immagine del suo interno, nella gioia e nel pianto, presso il
letto della sposa ed accanto al sepolcro”. Sulle lingue, il filosofo si è espresso così:
“La lingua è come una pianta che cresce e si sviluppa secondo la terra e il clima nel quale è piantata”; e ancora: la lingua è “il tesoro dei pensieri umani, a cui ognuno ha contribuito a suo modo”.