Le lingue nell’Ue
Dalla Sua risposta del 25 corrente al sig Bucci di Torino, a cui il segretario della Commissione europea avrebbe detto che la richiesta dallo stesso inviata a Bruxelles avrebbe avuto tempi lunghi in quanto ogni documento doveva venire tradotto nelle venti lingue ufficiali dell’Ue , (tanto che il sig Bucci si chiedeva perché non si risparmia con le lingue riducendole a due), appare la Sua convinzione che nell’Ue vi sia “una procedura che tende a mantenere tutte le diversità linguistiche”. Da uno scambio di lettere che ho avuto con il segretariato della Commissione europea risulta che le lingue di lavoro per i documenti presentati al collegio dei commissari, fissate dal commissario generale al momento della sua nomina, sono inglese, francese e tedesco. Si avvertiva tuttavia che “ data la limitatezza delle risorse e per ragioni di rapidità, l’impiego di talune lingue di lavoro resterà limitato” . In sostanza si va sempre più verso la monoanglofonia.anche a Bruxelles con la totale indifferenza della gente e, molto grave, di chi fa opinione e che dovrebbe avvertire più degli altri la pericolosità di certe tendenze. Per fare solo due esempi Alberoni dopo aver scritto sul Corriere “Un popolo che rinuncia alla sua lingua perde anche l’anima” si affrettava, quasi pentito” a lanciare l’appello” Inventiamoci in fretta i maestri d’inglese” “L’inglese è la lingua universale” e Sergio Romano che una volta diceva “Bisogna imparare le lingue straniere per differenza di pensiero e non di uniformità” ora è tutto per l’inglese. Se poi uno accenna alla possibilità di adottare l’esperanto lo si lapida tirando fuori che non ha una terra, una cultura nazionale, che è costruito, tutti argomenti che invece sarebbero a favore di tale scelta. Nessuno dice chiaramente che non è la lingua della nazione egemone da cui siamo destinati ad essere assorbiti perché così vanno le cose del mondo e non serve che siamo vecchi e vaccinati di almeno duemila anni.
Giorgio Bronzetti coordinatore del comitato Allarme Lingua
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