Il 21 febbraio 1952 la polizia uccise nell'Università di Dakka, capitale dell’attuale Bangladesh, molti studenti che manifestavano. Quegli studenti manifestavano per il riconoscimento della loro lingua materna, il bengalese, che si voleva eliminare dall'università a favore della lingua "più grande", parlata dal più forte del momento.

 
Si tratta di qualcosa che si ripete, nelle diverse forme, da molto tempo in tutto il mondo e sempre non solo in Bangladesh ma anche in diversi paesi europei, come, per esempio, in Olanda, dove il governo en 2015 ha approvato dei piani per il rafforzamento graduale della posizione della lingua inglese nell'insegnamento a scapito delle lingue materne locali.(1)
 
Questi non sono eventi unici. Sia in Bangladesh che in Olanda, si tratta della stessa logica: "Io sono il più forte, tu stai zitto ed eventualmente, se vuoi parlare, parla la mia lingua". D'altro canto, come ci dicono i linguisti, (citiamo uno di loro, Ken Hale):  "Quando una lingua muore, noi perdiamo una ricchezza intellettuale come se cadesse una bomba sul museo del Louvre". 
 
Pensate ad immaginare cosa succederebbe se in Italia venisse imposto il cinese nelle scuole, in vista di vantaggi commerciali futuri, oppure se l’arabo diventasse lingua ufficiale in Francia. Sono, evidentemente situazioni inaccettabili, ma sono cose che succedono continuamente.
 
Oltre che l'ingiustizia sociale, che si manifesta quando non viene rispettata la lingua madre di qualcuno, si deve essere consapevoli del fatto che le diversità linguistiche e biologiche sono inseparabili, interconnesse e dipendenti una dall'altra. Dalla perdita della diversità linguistica scaturisce la perdita delle conoscenze tradizionali essenzialmente necessarie per una biodiversità permanente, per la vita. (1 Dichiarazione finale, 64° Conferenza NU-NRO, Bonn 2011 e 2 Terralingua)
 
Il 17 novembre 1999 l'UNESCO ha proclamato il 21 febbraio quale Giornata Internazionale della Lingua Materna. Nel 2007 anche l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (3) lanciò un appello agli stati membri per "Promuovere la conservazione e la protezione di ogni lingua usata dai popoli del mondo" contemporaneamente dichiarando l'anno 2008 Anno Internazionale delle Lingue. Nel 2014 l'UNESCO ha pubblicato sulla sua rete anche la versione in lingua esperanto del messaggio del Direttore Generale, Irina Bokova (4). 
 
Come si rapporta a tutto ciò l'esperanto? Le due cose sono in relazione fra di loro perché i valori essenziali di questa giornata, il multilinguismo e il diritto di tutti gli uomini di parlare la propria lingua madre, sono anche i valori che il Movimento Esperantista difende. Noi, esperantisti, vogliamo che nessuna lingua scompaia, vogliamo che tutte le lingue esistano ancora nel rispetto dei diritti di ogni lingua e regni la giustizia linguistica. Per questo scopo da molti anni la Associazione Mondiale per l’Esperanto (UEA) festeggia solennemente questa giornata, fra l'altro per sottolineare che l'esperanto non vuole eliminare le lingue, come fanno, invece, le lingue delle grandi potenze economiche e militari usate come lingue internazionali.   
 
L'esperanto infatti è uno strumento di protezione contro la scomparsa delle lingue, come disse Vigdis Finnbogadóttir (presidente della Repubblica d'Islanda 1980-1996): 
"E' tempo che le diverse nazioni comprendano che una lingua neutra potrebbe fare da vero baluardo alle proprie culture contro l'influenza monopolistica di solo una o due lingue, come oggi sempre più appare evidente. Io sinceramente spero che l'esperanto progredisca rapidamente per aiutare tutte le nazioni del mondo." (5) 
 
E' possibile che qualcuno ancora domandi: " Perché proprio l'esperanto?". La risposta è semplice. Dietro l'esperanto non ci sono nazioni, sistemi economici, aspirazioni imperialistiche, né popoli il cui interesse è la scomparsa di altri popoli, delle loro lingue, per la conquista dei loro mercati. Dietro l'esperanto ci sono solo uomini di buona volontà che mirano all’uguaglianza di tutte le culture e di tutte le lingue ed alla pace fra i popoli.
 
"Rafforzare i diritti linguistici è lo scopo a cui contribuisce essenzialmente L'esperanto." (6 Prof. Robert Phillipson). L'esperanto è lo strumento che dà impulso al raggiungimento di una giusta comunicazione e di giuste relazioni fra etnie, culture, popoli. ".... Io spero che l'esperanto perseveri nell'espletamento di questo doppio ruolo sostenendo la diversità e creando l'unità." (7 Rita Izsàk, Rapporti Speciali delle NU) 
 
Ne consegue che l'esperanto aiuta a far vivere la propria lingua. Questo è il chiaro messaggio che tutti i parlanti Esperanto di tutto il mondo vogliono trasmettere al mondo intero.  
 
Inizia a conoscere la lingua internazionale esperanto (8) mediante http://esperanto.net 
 
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Servizio Informazioni dell'Associazione Universale d'Esperanto (9) 
http://www.linguistic-rights.org/21-02-2016/ 
 
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1) http://www.linguistic-rights.org/dokumento/Final_declaration_64th_UN_DPI_NGO_Conference_Bonn_2011_amendments_Universala_Esperanto_Asocio_UEA.pdf
2) http://terralingua.org/our-work/linguistic-diversity/ 
3) http://www.un.org/en/events/motherlanguageday/ 
4) http://www.unesco.org/new/en/unesco/events/prizes-and-celebrations/celebrations/international-days/international-mother-language-day-2014/ 
5) http://www.linguistic-rights.org/uea/Justa_Komunikado_Lingva_Justeco_Vigdis_FINNBOGADOTTIR_prezidento_de_la_Respubliko_Islando_1980_1996.pdf
6) http://www.linguistic-rights.org/esperanto-125/Dr-Robert-Phillipson-Professor-emeritus-125-years-of-Esperanto.html 
7) http://www.linguistic-rights.org/esperanto-125/Rita-Izsak-UN-independent-expert-on-minority-issues.html 
8) http://www.esperanto.net 
9) http://www.uea.org