Nel 1887 il mondo era molto diverso da quello odierno, non solo a livello tecnologico. Non molti anni prima l'Impero francese aveva conosciuto l'umiliante sconfitta di Sedan ad opera del Regno di Prussia e aveva dovuto cedere l'Alsazia-Lorena. L'Italia sotto la monarchia Savoia proseguiva il suo percorso di unificazione. La Polonia allora non esisteva, divisa tra la Prussia, l'Austria-Ungheria e l'Impero russo. La penicillina era ancora sconosciuta. Le élite di allora parlavano francese.
Il 26 luglio del 1887 un ebreo, Ludvik Zamenhof, consegnava a uno stampatore di Varsavia i suoi manoscritti, contenenti la prima grammatica e le prime opere di letteratura della lingua esperanto. Da questo momento inizia convenzionalmente una storia fatta di cultura e di vita. L'esperanto si diffonde per permettere a tutti e non solo a pochi privilegiati la comunicazione con persone di altra cultura. Tanti si appassionano: Tolstoj, Verne, Migliorini per citare alcune tra le personalità più famose. La letteratura esperantista è un esempio di inclusività: uomini e donne delle più diverse nazionalità (solo per fare qualche nome: la croata Spomenka Stimec, l’australiano Trevor Steele, l’inglese Anna Lowenstein, il giapponese Masao Myamoto, la rumena Julia Sigmond, la giapponese Teru Hasegawa, l’ungherese Kálmán Kalocsay, la tedesca Maria Hankel).
Si scrivono in esperanto pagine di letteratura, lettere di amore, canzoni di amicizia, persone si abbracciano superando i confini. Chi potrebbe avere in odio una lingua così? “Fintanto che l’ebreo non sarà diventato padrone degli altri popoli - scrisse Hitler nel Mein Kampf - volente o nolente deve parlare la loro lingua, ma non appena essi dovessero divenire suoi servi, dovrebbero tutti imparare una sola lingua universale (per esempio l’esperanto!) in modo che anche con questo mezzo l’ebreo possa dominarli più facilmente”. Ovviamente si tratta di farneticazioni, l’esperanto non vuole sostituirsi ad alcuna lingua nazionale anzi vuole che tutte si sviluppino autonomamente e tutte contribuiscano a costruire una cultura mondiale di eguali.
Il valore dell'esperanto come lingua ottiene numerosi riconoscimenti. Nel 1954 L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ha approvato una risoluzione in cui viene riconosciuto che i risultati ottenuti dall'esperanto in materia di scambi culturali coincidono con i propri scopi ed ideali. Un ulteriore riconoscimento ancora più esplicito, è giunto nel 1985 con la risoluzione di Sofia, con la quale si chiede "al Direttore Generale di seguire costantemente lo sviluppo dell'esperanto come strumento per una migliore comprensione fra nazioni e culture diverse".
Ci sono bambini madrelingua. Molte altre persone, invece, imparano l'esperanto durante l'adolescenza o l'età adulta attraverso corsi in rete o in presenza, ad esempio presso i numerosi gruppi locali che compongono la Federazione Esperantista Italiana, la principale associazione esperantista in Italia. Esiste anche una Wikipedia in questa lingua, lanciata nel 2001 e forte di ben 300.000 articoli. Oggi come nel 1887 l'esperanto si dimostra uno strumento valido e attuale di comunicazione: l’auspicio è che l’UNESCO dichiari il 26 luglio Giornata Internazionale dell’Esperanto.