Intervento in occasione della Giornata Mondiale della Traduzione

Fiap Jean Monet, 75014 Parigi, 25/09/04

 

Signora Presidente, signore e signori, cari colleghi ed amici,

 

sono nello stesso tempo emozionato e fiero di esser stato invitato a parlare davanti a questo congresso nella città che rappresenta da lungo tempo la libertà spirituale e che è stata la seconda patria di tanti scrittori – tedeschi compresi- durante le persecuzioni politiche.Pensiamo, ad esempio, ad Anna Seghers, autrice del romanzo « La settima croce », o Heinrich Heine, Carlo Marx, Lion Feuchtwanger e Walter Benjamin !

 

Voi avrete probabilemnte notato che il titolo « La lingua tedesca nell’equilibrio europeo » ha una certa vena di sarcasmo e meriterebbe un applauso già all’inizio. In effetti è ben chiaro che la pratica linguistica dell’Unione europea è ben lungi dall’essere equilibrata. Ma l’equilibrio- parlando seriamente- è ciò a cui deve tendere la nostra politica in materia linguistica. In modo particolare quella della Germania.

 

La seconda guerra mondiale ha distrutto bruscamente la posizione privilegiata della lingua tedesca di « lingua franca » nei Paesi dell’Est Europa . Alla sottoscrizione dei Trattati di Roma del 25/03/1957 il nostro Paese si trovava inevitabilmente nella condizione di un nano politico. La Repubblica Federale si dovette accontentare in quell’occasione di tornare a far parte della comunità dei popoli civili non potendo rivendicare in fondo il diritto di essere accettata da allora da partner vero e proprio su un piano di parità con gli altri Paesi. Allora il francese, soprattutto grazie al suo prestigio tradizionale di lingua della diplomazia si poneva in modo automatico come prima lingua europea. La difesa degli interessi tedeschi richiese inoltre una stretta collaborazione con gli americani per proteggere la frontiera orientale della Repubblica Federale e la città di Berlino. Il contesto generale degli interessi vitali non era favorevole ad una politica europea del nostro Paese con cui si sarebbe valorizzata la lingua tedesca. In effetti dall’ipoteca storica del Terzo Reich si scompariva dalla scena politica internazionale e ci si affermava in altri campi d’azione. A partire da allora la nazione tedesca non parlò più di « nazione » ma preferì presentarsi come campione, come

· Campione del Mondo di calcio nel 1954 a Berna ;

  • Campione di ricostruzione e modernizzazione del Paese ;
  • Campione di stabilità del marco tedesco ;
  • Campione per l’automobile più affidabile il « Maggiolino » ;
  • Campione nel campo delle esportazioni ;
  • Campione per il livello di vita dei suoi abitanti ;
  • Campione di consenso sociale tra imprenditori e sindacati ;
  • Campione europeo per l’attitudine dei suoi cittadini a viaggiare all’estero.

Una riflessione approfondita sull’epoca del nazismo riceveva nuovi impulsi dalla filosofia e dalla sociologia marxiste della Scuola di Francoforte a partire dagli anni 60 attraverso Adorno ed altri che presero le distanze dai concetti generali di cultura e nazione, in particolare riguardo la Germania con la sua ipoteca nazista. Essi avevano abbandonato lo stato nazionale tradizionale, agenzia del capitalismo con la sua industria della cultura. Il deprezzamento aggressivo di tutto quanto riguarda la lingua e la cultura nazionale tedesca ha da allora influenzato profondamente l’insegnamento pubblico e soprattutto la formazione degli insegnanti. Le gravi conseguenze di ciò si sentono ancora oggi. La ricerca europea « PISA » sul rendimento dei sistemi scolastici nazionali l’ha chiaramente dimostrato..Per il nostro paese questo risultato è stato uno choc. Paesi come la Finlandia o la Francia, che hanno grande stima della loro lingua e che esigono, in conseguenza, grande impegno dei giovani, sono nettamente meglio piazzati nell’albo d’oro delle nazioni. Conseguenza secondaria: l’insegnamento pubblico in Germania è fallito anche, e in modo catastrofico, nei confronti degli immigrati. Un paese che allontana volontariamente la propria lingua , che non la trova più attraente, non riesce a convincere questi strati sociali arretrati che valga la pena eccellere nella lingua del nuovo paese.

Frattanto, la generazione degli uomini politici del dopoguerra , che era sovente moralmente frenata dalla storia vissuta, è sostituita da un’altra generazione che comincia timidamente a fare una politica fondata sugli interessi del paese. Durante la presidenza finlandese dell U. E. , nel 2000 , la decisa posizione di Schroeder, che chiedeva l’uso effettivo del principio delle tre lingue di lavoro, ivi compreso il tedesco,avrebbe potuto segnare il timido inizio d’una nuova politica linguistica della Germania. La partenza era folgorante, il prosieguo invece lo è stato molto meno. Mi sembra che il nostro governo, in teoria aderisca completamente al principio del multilinguismo e delle lingue di lavoro, fissato dal trattato, ma non insiste, nella pratica delle istituzioni europee, sulla sua applicazione. Nemmeno le ripetute dichiarazioni del governo al parlamento federale,in fondo, cambiano qualcosa. Ormai ci siamo rassegnati. Questo significa che si accetta una rapida evoluzione verso una lingua unica europea.

Tento ora di riassumere in più punti le idee correnti maggiormente diffuse oggi nella nostra società sulla nostra lingua nazionale.

- La vergogna storica relativa a certi argomenti politici è tuttora viva. Secondo questo modo di pensare, la Germania non ha più alcun diritto di fare rivendicazioni politiche concernenti la nazione, la cultura e la lingua. Io ricordo le dispute accanite in occasione dell’attribuzione del celebre premio “Friedenspreis des Deutschen Buchlandels” (premio della pace dei librai tedeschi) allo scrittore Martin Walser nel 1998. Walser non aveva negato, ve l’assicuro, in alcun modo, questo peso inconcepibile che grava sulla storia e sul presente del paese. Ma aveva osato porre questa domanda: la ripetizione permanente delle immagini del crimine e del terrore non va oltre quello che un individuo può mentalmente sopportare? Non potrebbe essere utilizzata qualche volta per altri intenti e altri interessi politici? Dopo di ciò nessuno aveva voluto più saperne di quello che lo scrittore aveva veramente detto. Walzer aveva semplicemente violato un tabù e per questo meritava la condanna di tutti.

- L’epoca degli stati fondati sull’idea di nazione del 19° secolo è definitivamente passata. Così si può riassumere la convinzione profonda di gran parte dei centri intellettuali. Secondo questi, la rinascita del modello nazionale per l’organizzazione della società, soprattutto nell’Europa dell’est, è considerata come un passo indietro verso le tenebre della storia. L’uomo dei nostri giorni non ne ha più bisogno. Egli trova la sua identità personale saltando, senza rimpianti e senza rimorsi, le tappe intermedie. Egli ci si presenta semplicemente come cittadino europeo, anche mondiale. Questo modo di pensare è dovuto, da una parte, a un idealismo umanitario che cerca di evitare il lavoro faticoso e frustrante di forare con pazienza e perseveranza le dure lastre di cui parla il sociologo Max Weber. D’altronde l’affossamento prematuro dello stato di tipo nazionale si sposa facilmente con l’idea di economia mondiale e della sua vittoria sullo stato convenzionale. Anche se questo rappresentava l’ultima del passato capace di mostrare un quadro di valori sociali e culturali contro l’economia detta di mercato, attualmente, sembra, sempre più scatenata.

- In Germania la Francia , con la sua tradizione di nazione forte e cosciente del proprio valore, con lo splendore della sua cultura e della sua lingua e con le sue riserverei confronti di qualsiasi perdita di sovranità a favore di organizzazioni soprannazionali, non è considerata un valido modello. Eppure questo modello meriterebbe un esame approfondito senza pregiudizi . Prendiamo per es. La Legge Toubon. In diverse discussioni ho provato, più volte, ad ispirarmi alla legge Toubon per introdurre nuove argomentazioni contro il lasciar fare e il lasciar andare verso un’economia senza limiti. In un gran numero di casi ho constatato che un pregiudizio è ben radicato in molti dei miei compatrioti. Senza darsi la pena di verificare le realtà prima di giudicare, si contesta, si nega qualunque effetto benefico o utile di questa legge. Si riconosce immediatamente che si era, per principio, contro una tale legge in materia linguistica. Il governo federale ha adottato la stessa posizione nelle sue risposte ufficiali a due interpellanze parlamentari nel 2001 sulla politica linguistica della Germania:

- 1). Il numero crescente di termini inglesi non è un vero problema e l’evoluzione naturale della lingua viva è quella che decide.

- 2). L’economia ha il diritto e la libertà di parlare come vuole.

- 3). Non esiste pertanto alcuna necessità di legiferare.

- 4). Il modello francese di una legge protezionista non è efficace e rischia di bloccare l’evoluzione naturale della lingua e urta il principio fondamentale di una società libera e democratica.

La politica ufficiale del governo non si assume, in conseguenza, nessuna responsabilità pubblica per la nostra lingua e la lascia, senza mescolarcisi, ad una battaglia di selezione darwiniana. Una piccola eccezione a questa regola è la riforma dell’ortografia, ma solamente per quanto concerne l’insegnamento.

· La lingua tedesca deve restare, secondo questo modo di pensare, un bene puramente privato, senza alcun interesse o valore pubblico. Il differente punto di vista appare particolarmente chiaro se ci si riferisce ai momenti storici che segnarono la nascita delle nostre lingue moderne. Questa era, per il francese, l’ordinanza di Francesco I a Villers-Cotteret nel 1539, dunque un atto pubblico e, per il tedesco moderno, la prima traduzione della bibbia da parte di Martin Lutero nel castello Wartburg nel 1522, un atto in fondo di carattere privato. C’è in Germania, a mio avviso, una certa tendenza, soprattutto negli ambienti attratti da un modello di società americanizzata, a ridicolizzare la Francia come un paese ancora sognante il suo passato di Grande Nazione. Prendendo la distanza dal modello statale francese per la lingua, qualcuno rivendica una nuova supremazia teutonica, questa volta , etica. Ci si dichiara precursori di una nuova etica tra i popoli che, infine, sopravanza lo stato nazionale passato fuori moda. Noi, secondo questa ipotesi, saremmo più europei degli altri, noi, inventori e possessori d’un nuovo spirito politico per il mondo intero!

· La svalutazione interna della lingua nazionale è sostenuta e rafforzata dal mito di un inglese snazionalizzato appartenente, non più solo agli anglosassoni , ma al mondo intero. Vi si aggiunga, in alcuni, un’aspirazione romantica ad una lingua unica che unisca tutti gli uomini in questo povero mondo. Le ripercussioni di questo romanticismo naìf non sono ininfluenti sulla politica dell’Unione Europea. Nella testa di molti tedeschi queste idee si combinano con le esperienze storiche degli USA dove si è subito avuto il bisogno di unire il nuovo paese con una lingua unica. Essi comparano, semplicemente, questa situazione storica con quella attuale dell’Europa e ignorano, per eccesso di pragmatismo, il carattere creativo ed essenziale della diversità delle culture e delle lingue nel nostro vecchio continente.

 

Nonostante tutti i trattati con le loro promesse patetiche e nonostante che il tedesco sia riconosciuto ufficialmente come lingua di lavoro,la sua posizione attuale non è confortevole. I trattati esprimono il rispetto della diversità delle lingue, impediscono formalmente la loro discriminazione e mantengono ai cittadini il diritto di comunicare con le istituzioni dell’UE nella loro lingua nazionale. Secondo i testi tutte le lingue dei paesi membri sono lingue ufficiali. .In realtà , l’inglese domina largamente la comunicazione interna ed esterna. Il francese ha perso molto terreno e si trova nella posizione del fratello piccolo. Il tedesco è ridotto ad essere quasi impercettibile nell’ambito dei documenti di lavoro, p. e. quelli della Commissione (inglese 50%, francese 40%, tedesco 4%) e nell’uso orale quotidiano, nel consiglio dei ministri e nel parlamento di Strasburgo. Il governo e l’amministrazione in Germania accettano, senza rimpianti né rimorsi, sembra, questi fatti a danno del tedesco perché la classe politica si allinea sulla posizione delle scienze e dell’economia che considerano tutte le lingue diverse dall’inglese come un puro ostacolo a una comunicazione mondiale libera e al libero scambio delle merci in un mercato globalizzato. Sarebbe presuntuoso, secondo questi protagonisti, difendere la diversità delle lingue sulla soglia del villaggio globale. Al contrario, i nostri compatrioti confermano a grande maggioranza in ogni nuovo sondaggio, per lo più organizzato dai giornali, che preferiscono l’uso della lingua materna in tutti i settori della vita quotidiana e che detestano il miscuglio indigesto detto “Denglisch”.

 

Ci troviamo nella situazione di un capostazione che a sera constata che tutti i treni sono partiti ? C’è ancora un rimedio o la situazione è diventata irreversibile ? Voglio proporvi alcune riflessioni:

 

  • Mi sembra evidente che un’identità locale, da una parte, e un’identità europea o mondiale dall’altra, non siano sufficienti a definire l’identità di un individuo ; in particolare nel mezzo delle turbolenze attuali causate dalla riforma, o meglio lo sconvolgimento, del sistema sociale. Noi non possiamo in modo semplicistico ignorare il livello intermedio, lo stato nazionale. Esso rappresenta l’unità insostituibile che, sola, dovrebbe e potrebbe garantire la salvaguardia dei bisogni quotidiani del cittadino. Noi dunque siamo obbligati ad accettare o almeno tollerare uno stato nazionale, perché gli stati nazionali dei nostri vicini sono ancora in piedi. I romanticismi non ci aiuteranno. Questa collettività non è caratterizzata né dalla razza né dagli sportivi come M. Schumacher o Jan Ulrich, ma soprattutto dalla lingua comune di cui si ha bisogno per pensare, per apprendere e per comunicare. Il Verein Deutsche Sprache si sforza di ricordare ai suoi compatrioti con tutti i mezzi possibili, di cui questa organizzazione dispone, che la nostra lingua., il tedesco, è un bene prezioso come l’acqua pura, l’aria trasparente e il suolo incontaminato.
  • I crimini commessi dalla Germania durante la 2° guerra mondiale devono essere accettati come una ipoteca nazionale, ma la riflessione e la discussione sulla storia tedesca non dovrebbero limitarsi a questo soggetto Non si tratta di di dimenticare del tutto l’epoca terribile, ma Gutenberg, Luther, Bach, Goethe, Beethoven, Marx, Lilienthal, Koch, Schönberg, Richard Strauß, Thomas Mann, Einstein, Böll, Grass etc. conservano la loro luce per l’umanità. Il loro prestigio nel mondo resta intatto. Questi personaggi possono, in effetti, ispirare ai giovani una identificazione positiva con il paese, la sua cultura e la sua lingua. Una pedagogia di auto negazione, a lungo praticata nelle nostre scuole non serve né alle vittime del nazismo, né all’avvenire dei giovani e del paese tutto.

· L’avversario principale delle nostre lingue, a mio avviso, deve essere cercato altrove. La ”legge del mercato” sotto il segno di una libertà ipocrita è sul ,punto di distruggere ogni valore che non è quantificabile, che non si esprime in dollari. Voi sicuramente conoscete l’argomento dei costi delle traduzioni per le istituzioni europee, sempre riproposto dagli utilitaristi. Sapete che ogni cittadino europeo pagava , prima dell’adesione dei nuovi membri, per l’agricoltura 2 € alla settimana mentre le spese di traduzione, cioè per il rispetto della nostra diversità linguistica, sono di 2 € l’anno? Questo modo di pensare non è una sorpresa perché la CEE è stata fondata come « Mercato Comune ». Questo orientamento fondamentale resta sempre in vigore sotto la nuova bandiera della UE. Vi cito come prova la giurisprudenza negativa della Corte Europea nei confronti delle restrizioni linguistiche della Legge Toubon nell’interesse del consumatore francese. Guardate la décisione della Corte del 12/09/00 (Geffroy et Casino France), che stabiliva che una lingua di facile comprensione o in certi casi di soli pittogrammi sarebbe sufficiente per etichettare i prodotti alimentari. Questa non sarà, lo avete indovinato, il finlandese !

· Dobbiamo attirare l’attenzione dei cittadini, dei media e dei politici sul fatto che l’evoluzione dell’UE già fissata unilateralmente sugli interessi economici, sta sul punto di prendere una svolta ancora più drammatica sotto il segno della mondializzazione americana. Nelle feste ufficiali ascoltiamo dei discorsi toccanti di ministri che proclamano i valori del multilinguismo e della diversità culturale, ma nella pratica quotidiana i nostri governanti, soprattutto il governo tedesco, accettano, in seno alle istituzioni europee, uno stato di fatto che conduce inevitabilmente alla lingua unica. In effetti, una politica del cavallo di Troia a favore del principale concorrente dell’UE ! Se ne vedranno le conseguenze quando ci saranno i referendum sulla nuova costituzione.

· Da qualche anno la nostra associazione organizza prima di tutte le elezioni in Germania – a livello nazionale e a livello dei Länder – una specie di esame di coscienza con il quale chiediamo ai candidati una dichiarazione sulla loro posizione nei confronti della lingua tedesca. Per la maggior parte le le loro risposte sono incoraggianti, ma non ne constatiamo delle conseguenze pratiche. Sarà necessario prendere, con i deputati di buon senso, senza tener conto delle diverse appartenenze politiche, le iniziative per preparare le azioni comuni, più particolarmente per la difesa e per una nuova immagine del tedesco a livello europeo.

· La diminuita attrazione della nostra lingua nei nostri giovani e nei loro genitori rimane un problema grave. Un collega del ministero degli esteri ridiceva in tono familiare « presso i giovani il tedesco non è considerato sexy ». In questo contesto, il successo dei progetti del Deutsch-Mobile presso i giovani francesi giustifica qualche speranza. Un professore di tedesco in un liceo di Lyon m’ha parlato in tono entusiastico dei nuovi manuali con un metodo pedagogico molto adatto ai giovani di oggi..

· La nostra associazione s’impegna per un modello equilibrato e applicabile delle lingue di lavoro. Queste lingue, il tedesco, l’inglese e il francese, devono essere utilizzate come lingue-pivot con lo scopo di ridurre il numero delle traduzioni. E’ evidente che l’Ue allargata non potrà vivere con solo queste tre lingue. Almeno una quarta sarà necessaria, forse l’italiano, lo spagnolo o una lingua slava secondo i criteri definiti come la proiezione mondiale della lingua scelta o il numero di abitanti del paese interessato. Il Verein Deutsche Sprache e la Défense de la Langue Française hanno elaborato proposte in questo senso nel corso di una riunione comune alla fine di agosto a Chinon, che essi vogliono sottoporre , nel prossimo incontro franco-tedesco in ottobre a Berlino Il sistema proposto rischia di essere considerato, soprattutto dai nuovi aderenti, un imperialismo dei grandi a danno dei piccoli. Io spero che si riuscirà a convincerli che si tratta, in ogni modo, d’un compromesso necessario per assicurare il funzionamento del sistema e che si tratta del minor male rispetto all’imminente introduzione della lingua unica .

L’invenzione della stampa da parte di Johannes Gutenberg – la sua bibbia data 1455 – ha portato la morte della professione dei copisti. Se non arriviamo a contrastare la comparsa di una lingua unica nell’Unione europea, voi, traduttori, rischierete pressapoco la stessa sorte, o quanto meno una riduzione notevole dell‘importanza della vostra professione chiave per il funzionamento delle relazioni internazionali. Vi considero dunque partner naturali delle nostre proposte. Grazie della vostra attenzione e della vostra pazienza ! Mi piacerebbe di conoscere i vostri commenti e sono a disposizione per eventuali domande..

Dr. Kurt Gawlitta

Intervento alla Giornata Mondiale della Traduzione

Fiap Jean Monet, 75014 Paris, 25/09/04

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