Intervista a Etsuo Miyoshi, presidente della compagnia giapponese Swany. IN: l’intervistatore, EM: Etsuo Miyoshi.
IN: Signor presidente, lei è il “re dei guanti”. Sarebbe capace di cucire da sé dei guanti per l'inverno?
EM: Sì, io li posso tagliare e mia moglie li può cucire. Prima di sposarci facevamo appunto questo, nella fabbrica dei miei genitori, insieme a 40 dipendenti, sull'isola di Shikoku.
IN: Ora lei amministra la multinazionale Swany, che dà lavoro a 2000 dipendenti in Cina, con filiali di vendita in USA, e un fatturato di 50 milioni di euro all'anno. Come è successo?
EM: Fino al 1964, ad ogni fine anno noi fermavamo la produzione e licenziavamo gli operai fino ad aprile. Per cercare di migliorare questa situazione, io sono andato in volo in molti paesi stranieri, in USA ed Europa, ma non sapevo parlare l'inglese; non potevo nemmeno ordinare al ristorante. Allora ho assunto un interprete per parlare con i clienti. Così mi sono reso conto delle grandi barriere costituite dalle lingue.
IN: e come le ha superate?
EM: Cominciai a studiare intensamente l'inglese ascoltando i corsi della radio nazionale giapponese. Mentre guidavo ripetevo ad alta voce una cassetta di un'ora con u n discorso di J.F.Kennedy. L'ho ripetuta 700 volte. L'inglese è difficile a causa dei molti significati della stessa parola e la pronuncia complicata: la lettera A ha 7 diversi modi di pronuncia. A quel tempo venni a sapere della invenzione dell'Esperanto.
IN: come ha incontrato l'Esperanto?
EM: ho letto un libro in cui il sig. Kyotaro Deguchi descrive i suoi viaggi per il mondo attraverso l'uso dell'Esperanto. Durante il 48° Congresso Universale in Bulgaria, lui vinse addirittura un premio in un concorso di oratoria, una cosa inimmaginabile per un giapponese!
Mi sembrò molto interessante e decisi di impararlo. L'autore è un noto seguace dell'Oomoto.
IN: che cosa è l'Oomoto?
EM: è una branca dello shintoismo, la religione tradizionale giapponese. L'Oomoto mira alla collaborazione fra tutte le religioni, e perciò la idea della lingua internazionale vi ha trovato un terreno fertile. E io credo davvero che l'Esperanto può contribuire molto alla pace mondiale.
IN: come ha influito l'Oomoto sulla sua vita?
EM: quando ero bambino, la poliomielite attaccò la mia gamba destra. Malgrado la menomazione, un giorno trovai il coraggio di dichiarare il mio amore a una compagna di studi. Fui brutalmente rifiutato. Allora persi ogni voglia di vivere, e provai a suicidarmi. Per fortuna i miei familiari mi salvarono. Allora i miei genitori mi mandarono a fare il monaco presso il centro Oomoto, dove conobbi una semplice verità: “ogni uomo ha il suo ruolo importante nella vita”. Questa scoperta mi ridiede fiducia in me stesso e coraggio.
IN: per esempio?
EM: io ho girato il mondo più di 100 volte ottenendo clienti grazie al basso prezzo, alta qualità e rapida consegna dei nostri guanti. Ho reso internazionale la compagnia, che ho chiamato Swany in omaggio alla mia città natale Shirotori, che significa “Cigno”. Dopo qualche decina di anni, i nostri clienti cominciarono a comprare guanti coreani, che costavano meno. Per reggere la concorrenza, noi trasferimmo la fabbrica in Corea nel 1972.
IN: e sicuramente ci sono stati dei problemi di lingua
EM: in effetti io cercai ostinatamente di imparare il coreano con un insegnante privato. È una lingua più facile dell'inglese, tuttavia lo studio mi costò un sacco di tempo. Purtroppo, presto cominciò a darci fastidio la forte concorrenza cinese, e fra il 1984 e il 1989 noi aprimmo 4 fabbriche in Cina.
IN: e lei ha imparato il cinese?
EM: Proprio allora decisi di non perdere più tempo ad imparare una dopo l'altra delle lingue difficili. Nel 1995 imparai l'Esperanto. Invitai una insegnante neozelandese e studiai ogni sera per 3 ore; allora avevo 55 anni. Io stimo che mi è occorso un quinto della fatica che ci è voluta per l'inglese, e ora lo parlo molto meglio dell'inglese. Ho salvato 7 gatti e cani di strada ai quali ho dato nomi in Esperanto. La mia nipotina li imparò subito a memoria, mentre io a causa della mia età ci misi qualche ora.
IN: dica in esperanto “ti amo”
EM: Mi amas vin.
IN: perché l' esperanto è facile?
EM: esso ha una grammatica senza eccezioni con 16 regole in tutto, e un sistema logico di formazione delle parole che permette di creare molte parole da poche radici con l'aiuto di suffissi. Inoltre ogni lettera ha una sola pronuncia e l'accento è sempre sulla penultima sillaba.
IN: ma è una lingua artificiale!
EM: l' “artificialità” fa parte della essenza della natura umana. Possiamo criticare l'uomo, perché ha imparato a dominare il fuoco, ha inventato la ruota e l'aeroplano? Il creatore dell'Esperanto, Zamenhof, ha eliminato le complicazioni non necessarie delle lingue nazionali.
Si riconoscono immediatamente gran parte delle radici e molto della grammatica. Già dal medioevo sono state pubblicate oltre 1000 lingue pianificate, ma solo l'Esperanto è cresciuto e continua a progredire.
IN: però l'Esperanto bisogna impararlo,mentre la lingua materna la apprendiamo senza sforzo.
EM: da matrimoni internazionali sono nati migliaia di “esperantisti di nascita” che sono attivi nel mondo: vedi la foto. Considerando questo, io prevedo che fra qualche generazioni i bambini parleranno l'Esperanto altrettanto naturalmente che la loro lingua nazionale – se l'Esperanto diverrà la lingua comune mondiale. Occorre solo una decisionepolitica di introdurre una lingua neutrale a fianco delle lingue nazionali.
IN: ma la lingua porta con sé una cultura. Quale cultura si nasconde dietro l'Esperanto?
EM: Nessun esperantista butta via la sua cultura nazionale. Secondo me, parallelamente alle culture nazionali si sviluppa la cultura esperantista. Inizialmente l'Esperanto si è molto radicato n Europa, ma ora esso rispecchia la cultura di tutto il mondo. Guarda le foto degli espreantisti di nascita, loro continuano a creare cultura esperantista da 120 anni. E aggiungo, che ogni giorno appaiono nuovi libri in esperanto: la biblioteca esperantista di Vienna ha una collezione di circa 20.000 libri. Si producono molte cassette, CD musicali, opere teatrali ecc.
IN: e in quale modo l'Esperanto adotta nuove parole, visto che il suo creatore non vive più?
EM: quando Zamenhof creò la lingua internazionale, egli costruì un meccanismo che le permette di evolversi da sé. Essa adotta parole nuove come qualsiasi altra lingua. La parola “e?ro” - inventata da un esperantista belga – può formare l'aggettivo “e?ra” e l'avverbio “e?re” che non ci sono in nessun'altra lingua. Il plurale suona “e?roj”. Chiunque ha fatto il corso elementare può creare parole in questo modo.
IN: riconosciamo che l'Esperanto è una invenzione geniale. Ma chi lo sostiene?
EM: il papa (G.P.II) usava l'Esperanto per i saluti a Natale e a Pasqua. Molti premi Nobel lo sostengono, ad esempio il mio amico tedesco professor Reinhard Selten lo parla con scioltezza. L'UNESCO già due volte ha riconosciuto con risoluzioni il valore dell'Esperanto nel campo degli scambi culturali internazionali e per l'avvicinamento delle nazioni, e raccomanda agli stati membri l'introduzione dell'Esperanto nelle scuole.
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IN: quanti esperantisti esistono nel mondo?
EM: Io penso circa un milione. La Associazione Esperantista Universale (UEA) ha circa 30.000 membri attivi in 117 paesi. Dopo l'inglese, l'Esperanto è la lingua più usata nella comunicazione internazionale via Internet. 12 stazioni radio trasmettono in Esperanto – Vaticano, Pechino, Cuba ecc. La Radio Polonia trasmette in Esperanto da 45 anni.
IN: Dove e come lo si usa?
EM: recentemente ho chiesto un insegnante di esperanto via internet. In una settimana si sono presentati circa 100 candidati da 22 paesi. La Associazione Giovanile esperantista fa funzionare la cosiddetta “Pasporta Servo” con 1389 indirizzi in 89 paesi, dove gli Espernatisti possono pernottare. A casa mia ho ospitato persone provenienti dalla Svezia, Vietnam, Polonia e oltre 10 altri paesi. Alcune migliaia da circa 70 paesi partecipano ai Congressi Universali, senza alcun interprete: nel 2002 in Brasile, nel 2003 in Svezia, nel 2004 a Pechino, e quest'anno in Lituania. Nel 72? Congresso a Varsavia, nel 1987, centenario della presentazione dell'Esperanto, parteciparono ben 5946 esperantisti.
IM: cosa si fa in questi congressi?
EM: noti professori di diversi paesi tengono lezioni nella “università del congresso”, e ci sono numerosi programmi culturali di alto livello. Inoltre corsi, dibattiti e circa 70 altri eventi. C'è un clima familiare, derivante dal poter parlare con tutti facilmente e senza complessi, su un piano di uguali diritti. Il tema principale del Congresso di Pechino mi e particolarmente piaciuto, perché è giusto il mio obiettivo: “Uguaglianza linguistica nelle relazioni internazionali”
IM: Nella storia del mondo le nazioni forti hanno sempre imposto la loro lingua. Ora domina l'inglese.
EM: L'Esperanto indica la via per uscire da tale circolo vizioso. L'inglese è la lingua materna del solo 7% dell'umanità, e per la grandissima maggioranza esso è una lingua molto difficile.
Però alcuni milioni di loro hanno dalla nascita la possibilità di studiare una qualsiasi branca e fare ricerca scientifica, mentre tutti gli altri devono con fatica impadronirsi dell'inglese.
A Bruxelles 800 offerte di impiego ogni anno chiedono parlanti inglese dalla nascita. Io penso giorno e notte come eliminare questa ingiustizia.
IM: sa che 80 anni fa la Società delle Nazioni arrivò a un passo dall'accettare l'Esperanto come lingua straniera per tutte le scuole?
EM: l'allora vice-segretario generale, il giapponese Inazo Nitobe, arrivò a proporre l'Esperanto come lingua ausiliaria internazionale. Ma il governo francese ordinò al suo rappresentante di porre il veto alla discussione, e ironicamente questo aprì la strada al successivo dominio dell'inglese.
IM: so che lei ha fatto pubblicare a piena pagina annunci per la diffusione dell'Esperanto su “Le Monde” in Francia, su “Die Zeit” in Germania, su “Rzeczpospolita” in Polonia, e in altri paesi europei. Quale è il suo obiettivo?
EM: 20 anni fa la compagnia giapponese dei trasporti “Jamato” fece pubblicare degli annunci a tutta pagina sul “Giornale Giapponese di Economia”. Così il pubblico venne a conoscenza della regolamentazione restrittiva sul trasporto e questo innescò un pubblico dibattito. Il risultato fu che il governo giapponese dovette immediatamente liberalizzare questo settore. A seguito di questo, i prezzi dei trasporti diminuirono del 30% e i tempi di percorrenza si ridussero alla metà, il che provocò un grande aumento della concorrenza in tutto il Giappone. Perciò io credo che gli annunci sui giornali siano il mezzo più efficace per risvegliare l'attenzione del pubblico sul problema linguistico.
IN: come ottenere i capitali necessari?
EM: Data la vivace concorrenza nella industria dei guanti, io non ho ottenuto un guadagno sufficiente per la campagna pubblicitaria per l'Esperanto. Quindi continuavo ad arrovellarmi sul problema. Una notte del 1996 mi venne una ispirazione. Non è necessario avanzare il bastone ad ogni passo: esso può anche spostarsi su ruote. Perciò inventai una valigia-bastone con 4 ruote, vedi la foto in cui la uso. Essa garantisce un appoggio doppio rispetto al bastone.
Questa invenzione è stata brevettata in tutto il mondo e ha fatto furore. Anche la gente più attiva può viaggiare e fare acquisti con 1/6 della fatica che ci vuole per trascinarsi una valigia. Nel 2003 il consiglio di amministrazione della Swany ha deciso che io posso spendere il 10% del profitto derivante dalla “Walking Bag” a condizione che io ceda alla Swany i diritti brevettuali. E questo mi permette di pubblicare questi annunci nella “Giornata Europea delle Lingue”.
IN: Ma è una sfida che si può vincere?
EM: io ho invitato tutti i 54 europarlamentari polacchi e i 13 lituani, e la stampa, a una colazione – dibattito sulla uguaglianza linguistica avvenuta all'hotel Victoria a Varsavia, nella Giornata Europea delle Lingue, 1l 26 settembre 2004. Ha tenuto la relazione il premio Nobel Reinhard Selten , è poi intervenuta l'europarlamentare signora M. Handzlik , eletta in Polonia nel luglio 2004. Il risultato è che è stata dichiarata l'intenzione di costituire un gruppo superpartitico per studiare la politica linguistica dell'EU. Io credo che alla fine, l'87% di non inglesi non daranno in eterno un privilegio al 13% che parla inglese.
IN: e come prevede le prossime tappe?
EM: Farò pubblicare questi articoli in prestigiosi quotidiani dei nuovi membri dell'EU, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Slovacchia e Slovenia. Inoltre inviterò gli eurodeputati di questi 6 paesi più la Polonia e la Lituania a Bruxelles per una cena-dibattito l'anno prossimo. Questo evento metterà in contatto i deputati europei favorevoli all'Esperanto con i nuovi europarlamentari dell'est.
IN: il 1 aprile 2004, circa 120 deputati (43%) del parlamento europeo si sono dichiarati favorevoli all'Esperanto, mentre circa 160 scelsero il sistema multilinguistico, che di fatto si riduce al predominio dell'inglese. Questo è di aiuto al suo obiettivo, no?
EM: si capisce. Fino ad aprile 2004 c'erano 624 europarlamentari, ora sono 732, dopo l'aggiunta di 10 paesi con 108 deputati. Se questi nuovi membri dell' EU, superando le differenze di partito, collaborassero, essi avranno una forza reale capace di stabilire una base legale per la eguaglianza linguistica. Quindi i favorevoli all'Esperanto potrebbero superare i contrari. Se la EU adottasse l'Esperanto come lingua comune, questo avrebbe una enorme risonanza in tutto il mondo. Millenni di ostacoli linguistici cadrebbero, e tutti avrebbero accesso alla libera comunicazione.
IN: grazie di cuore. Attendiamo rivoluzioni incruente, sia riguardo alla lingua, sia riguardo ai bastoni per disabili.