Il giorno 30 aprile 2011, con la partecipazione di esperantisti provenienti anche da Chions e Azzano Decimo, è stata celebrata da don Nello Marcuzzi la Santa Messa in Esperanto nella Cappella dell'Annunziata di San Vito al Tagliamento, per commemorare il 50° anniversario della scomparsa di Antonio Paolet. La manifestazione era già stata programmata per il 18 dicembre 2010 ma per una copiosa nevicata non è stato possibile celebrare.
Alla manifestazione erano anche presenti la signora Flavia Paulet e la signora Regina Cantoni accompagnata dal figlio Paolo, moglie di Antonio Paulet, nipoti del cavaliere, l'assessore Gennaro Di Bisceglie e l'ex assessore Antonio Di Bisceglie.
Una intensa attività era già stata fatta il 29 maggio 2004 in occasione della inaugurazione della via a Lui intitolata; manifestazione che il gruppo Nova Espero Friuli ha voluto per ricordare il Cavaliere, grazie anche alla piena disponibilità dell'assessore Gennaro Di Bisceglie.
Dopo la Santa Messa, i partecipanti si sono recati alla Biblioteca Comunale dove, nella Sala Lettura, era stata allestita la mostra di libri stampati da Paolet e, successivamente, al Cimitero, per la deposizione di un mazzo di fiori sulla tomba di Paolet, e in via "Antonio Paulet" per la foto ricordo sotto la targa stradale, ove era stata aggiunta la scritta "esperantista sanvitese", grazie all'interessamento dell'eks assessore Antonio Di Bisceglie.
Di seguito alcuni cenni biografici di Antonio Paolet.
Antonio Paolet, originario Paulet (San Vito al Tagliamento 28.3.1880 - ivi 17.12.1960) diede un grandissimo contributo al Movimento Esperantista,
Iniziato lo studio dell’Esperanto da autodidatta, il 10 gennaio 1913 iniziò a pubblicare la rivista L’Esperanto, che molto contribuì alla diffusione della lingua e divenne in seguito organo della Federazione Esperantista Italiana (F.E.I.).
La sua tipografia – La Tipografica – venne danneggiata nel corso della prima guerra mondiale, ma, alla cessazione del conflitto, Paolet con sacrifici la ricostruì, riprese in pieno le pubblicazioni e continuò a dirigere la Rivista.
Egli non era soltanto il proprietario della tipografia, ma doveva adempiere anche i compiti di redattore, correttore, operaio e amministratore, ricevere le richieste di abbonamento, preparare le fascette con gli indirizzi e spedire la Rivista.
Gli anni immediatamente antecedenti il secondo conflitto mondiale furono un periodo di crisi per l’Esperanto. Ciò provocò una stasi nella vendita delle pubblicazioni e Paolet fu costretto a sospendere la sua attività. Scoraggiato, era disposto a cedere tutta la sua produzione libraria alla Federazione e ritirarsi dal mercato. Ma grazie al prof. Corrado Grazzini (Vice presidente della F.E.I.), che gli assicurava tutta la sua collaborazione per una rinascita dell’Esperanto, Paolet continuò il suo lavoro.
Antonio Paolet fu il primo editore esperantista in Italia. Egli aveva saputo creare un’attività editoriale che rese noto in tutto il mondo il suo nome e il nome di San Vito al Tagliamento, che può considerarsi la culla dell’Esperanto nel nostro Paese. Curò, tra l’altro, la pubblicazione di materiale didattico e di scritti e opere di autori italiani tradotti in Esperanto, fra i quali figurano: Historio de Kristo - Storia di Cristo (1931) di Giuseppe Papini e Koro - Cuore (1936) di Edmondo De Amicis.
Copiosa fu la sua corrispondenza con esperantisti che spaziava dall’Europa Occidentale alla Russia, dall’America alla Cina e al
Giappone. Spesso l’indirizzo era: “A. Paolet eldonisto Italujo”, ma a San Vito al Tagliamento la posta arrivava puntuale.
Da ogni parte gli giunsero lettere e attestati di plauso per l’attività che andava svolgendo. Questo lavoro gli portava via molto tempo prezioso, ma egli riusciva ad accontentare tutti ugualmente.
Per i suoi meriti culturali, nel 1954 fu nominato Cavaliere Ufficiale della Repubblica Italiana.
E’ difficile pensare che Sior Toni (così lo chiamavano a San Vito), schivo e cortese, fosse un gran personaggio.
Così Ettore Fasce, traduttore della Storia di Cristo e del Cuore, con lettera del 20 dicembre 1960, indirizzata alla famiglia Paulet, scrisse per la scomparsa del Cavaliere: “Homo, patro, esperantisto kaj samideano tiom amema, aktiva kaj altmerita, kiom silentema kaj modesta” (Uomo, padre, esperantista e samideano tanto affettuoso, attivo e di alto merito, quanto silenzioso e modesto).
Nell’articolo “Ricordo di un “Maestro” Antonio Paulet”, apparso sul Gazzettino di mercoledì 4 gennaio 1961, a pag. 4, si legge: “Ottant’anni egli visse senza che nessuno, tranne gli eruditi, si accorgesse di lui. Fece dell’umiltà laboriosa e costruttiva suo costume di vita, attingendo movente e forza dai valori e dalle virtù della Fede, sublimati nella perfettibilità del Francescanesimo. Passò nella vita schivo di ogni risonanza, tutto preso dal suo lavoro e dai suoi ideali. Gli stessi conterranei, ricordandolo, lo rivedono come l’uomo probo e retto, di squisito sentimento, quasi timoroso di far disturbo al prossimo camminando…”.
Il lavoro del cav. Paolet fu continuato dal figlio Adelio, che ha provveduto alla ristampa di alcune opere. Nella lettera datata 6 aprile 1961, indirizzata ad Adelio Paulet, il prof. Grazzini scrive: “… e il ricordo e l’omaggio più bello e più degno è la continuazione che Lei con appassionata affettuosità filiale sta facendo dell’opera di Lui.”.
(Notizie tratte da: "Il Movimento Esperantista in Friuli" di Giacomino Martinez, Dopolavoro Ferroviario, Nova Espero Friuli, Udine).a