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"Kiam mortas papo fariĝas alia papo", — oni diras en la itala por signi ke estas ĉiam la sama historio, nenio ŝanĝiĝas iam. Tamen ofte estas nepre necesaj kelkaj modifoj de gvidlinioj, se oni volas eviti stagnadon, kaj tio estas la kazo de la transdono de la torĉo en la gvido de UEA, ĉar la bezono de renovigo ŝajnas esti urĝa.
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- Skribita de Giorgio Bronzetti en La OdE
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Inter la programeroj de la festivalo Arta Lumo en Kuopio jhus finghinta, kiu dum semajno intenca je ekspozicioj kaj spektakloj de artistoj el diversaj landoj, kunligitaj de komuna kono de internacia lingvo esperanto, estis filmo el jaro 1955 de finna intruistro Vilho Setälä pri vojagho de Finnlando al Italio
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- Skribita de Olli Pajula
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- Skribita de Giorgio Bronzetti
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- Skribita de Marcel Leereveld
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D I S - E S P R E S S O
Notizie per la stampa
Supplemento di Disvastigo sui problemi della comunicazione e gli sviluppi del dibattito linguistico nella Comunità europea
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DIS-ES 023 "Dear mister President" - Buttiglione penalizza l’italiano
Rocco Buttiglione nella lettera inviata a Barroso per attenuare le sue affermazioni affrettate sugli omosessuali e le ragazze madri dichiara di essere contro ogni discriminazione e non si accorge di compierne una contro la lingua nazionale a cui preferisce l'inglese. Il Comitato Allarme Lingua si batte da tempo, forte della presenza in seno alla Commissione di una sua rappresentante, la Sig.ra Anna Maria Campogrande, che segue con attenzione ed apprensione gli sviluppi del dibattito sulle lingue di lavoro da utilizzare nell'Ue, per un giusto pluralismo linguistico, ma non riesce a trovare tra i politici in primo piano a Bruxelles un paladino dell'idioma nazionale come punto di riferimento. Lo stesso Prodi non risulta si sia adoperato affatto per valorizzare l'italiano come Presidente della Commissione europea cui spetta, all'inizio di ogni mandato, di decidere quali lingue di lavoro utilizzare per il periodo del mandato stesso. (1) SENATO DELLA REPUBBLICA INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA Al Ministro delle Politiche Comunitarie On. Rocco Buttiglione n.4- 02504 del 25/6/02 PREMESSO CHE: |
DIS-ES 022 Minaccia sull'italiano Lettera inviata da Anna Maria Campogrande, rappresentante a Bruxelles del Comitato Allarme Lingua, agli europarlamentari italiani in occasione della Giornata delle Lingue Europee (26 settembre). La Sig.ra Campogrande, funzionaria della Commissione europea, segue con molta attenzione, ed apprensione specialmente in questi giorni di cambiamento dei commissari, gli sviluppi del dibattito sulle lingue di lavoro da utilizzare nell'Unione europea e nutre fiducia che i politici italiani si mobilitino per chiedere a Barroso, prima che sia troppo tardi, delle garanzie per l'italiano e per il multilinguismo. La situazione linguistica, in seno alle istituzioni europee è delle più gravi. Il "Gruppo Antici" del Consiglio sta studiando, in gran segreto, un modus vivendi linguistico in vista delle nuove adesioni, sulla base del documento della presidenza danese, che non aveva trovato alcun consenso in seno al Consiglio Europeo. Le voci che trapelano sono delle più inquietanti, per tutti, ma in maniera del tutto particolare per l'Italiano che è la lingua di uno dei quattro grandi Stati Membri dell'Unione e Membro Fondatore della Comunità Europea insieme a Francia e Germania. Si racconta, negli ambienti comunitari di Bruxelles, che l'orientamento del gruppo di lavoro sarebbe quello di consacrare, sulla carta, un sistema basato su tre lingue: francese, inglese e tedesco e che questo nodo centrale sarebbe accompagnato da misure, tra le più antidemocratiche e tra le meno "comunitarie" immaginabili, le quali, predisporrebbero dei contingenti di traduzione-interpretazione per ogni Stato Membro aldilà dei quali ognuno dovrà pagarsi le proprie traduzioni-interpretazioni, trasformando, in tal modo, questi servizi in una specie di shopping-center à la carte. Un sistema linguistico di questo tipo occulta completamente la dimensione politica dei Servizi linguistici che invece di essere considerati uno strumento di democrazia, al servizio dei cittadini europei, vengono equiparati a dei servizi di manovalanza, trascurando il fatto evidente che l'Unione Europea ha bisogno urgente di una politica linguistica degna di questo nome. Nel sistema, in fase di costruzione, quello che colpisce di più è che questo farà pesare sui Paesi più deboli, e su quelli che non saranno riusciti ad imporre la loro lingua, come lingua di lavoro effettiva, i costi dei servizi di traduzione e di interpretazione, salvo consentire l'uso esclusivo delle tre lingue con grave danno della partecipazione effettiva e concreta, di questi Paesi, al processo di integrazione europeo. Si noti, come ironia finale del sistema, che alle spese per l'uso delle tre lingue contribuiscono tutti i paesi dell'Unione. Gli italiani, quindi, pagheranno perché la loro lingua non sia usata e poi pagheranno di nuovo per avere la traduzione in italiano. Apparentemente, gli ambienti italiani non avrebbero niente da eccepire sulla messa in opera di questo sistema allorché le condizioni imposte all'Italia appaiono talmente inique che costituiscono una ragione valida, tra le più pertinenti, per ritirarsi dall'Unione. Nessuno finora ha, infatti, spiegato alle autorità italiane, e soprattutto al popolo sovrano, secondo quali criteri la Commissione Prodi abbia ritenuto come lingue di procedura: il francese, l'inglese e il tedesco, che sono le lingue di tre dei quattro "grandi" dell'Unione, lasciando da parte l'Italia che è il quarto. L'Unione ha infatti solo quattro grandi Paesi e l'Italia è uno di questi. L'Italia è inoltre Membro Fondatore della Comunità Europea e, a questo titolo, depositario del progetto originario. Se il criterio di selezione è quello demografico, che sarebbe il solo ad avere un minimo di legittimità, insieme a quello dell'appartenenza al gruppo fondatore, l'italiano non può non far parte della rosa delle lingue prescelte. Ma Bruxelles tace, le decisioni che si prendono nel settore linguistico sono tra le meno trasparenti. C'è da chiedersi se Ie autorità di Bruxelles non considerino gli Italiani cittadini di minor peso dei Francesi, dei Tedeschi e dei Britannici. C'è anche da chiedersi se questi fatti, accompagnati dalle politiche nazionali relative alla pubblica istruzione, non segnino l'inizio ufficiale della colonizzazione linguistica e culturale dell'Europa con il beneplacito dei nostri politici, di ogni bordo, e dei nostri Ministri. |
DIS-ES 021 ASSEMBLEA DI "ALLARME LINGUA" Il Prof Marcello De Giovanni nominato presidente Si è svolta con successo, presso la sala parrocchiale di S. Pio X, l’assemblea generale di "Allarme lingua", l’associazione di difesa delle lingue e delle culture sorta a Chieti ed operante da tempo per il rispetto della diversità culturale e linguistica, e quindi per il divieto di discriminazione per la lingua, espressamente contemplati negli artt. 21 e 22 Titolo III della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Altro impegno di Allarme lingua è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul degrado della lingua italiana per l’abuso di termini angloamericani non necessari, favorito anche dall’indifferenza del mondo politico e culturale verso il problema. Con questa assemblea, che si può considerare costituente, Allarme lingua si è data delle regole ed una struttura direzionale ed organizzativa che permetterà all’associazione di adempiere con più efficienza e puntualità i suoi impegni divenuti ultimamente, con l’intensificarsi dei rapporti con analoghe organizzazioni europee, sempre più gravosi, anche se più gratificanti. Sono stati eletti: Presidente: Marcello De Giovanni , docente di storia della lingua italiana presso la facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Chieti-Pescara Vice-Presidente Sergio Ciancetta, medico di base Consiglieri: Alfredo De Sipio, dirigente d’azienda Emidio Mastrovecchio, direttore del distretto sanitario di Chieti Scalo Andrea Gialloreto, dottore di ricerca presso la facoltà di lettere dell’Università di Chieti-Pescara Mario D’Alessandro, direttore della biblioteca della facoltà di lettere dell’Università di Chieti-Pescara Giorgio Bronzetti, direttore dell’agenzia stampa Disvastigo Ciò che caratterizza Allarme lingua e la distingue da ogni altra associazione di difesa della lingua è la sua impronta popolare di libera adesione, non riservata soltanto ad accademici e specialisti, e la sua apertura verso la soluzione di una lingua non etnica e non territoriale come l’esperanto come seconda lingua per i rapporti internazionali, soprattutto nell’ambito della Comunità europea: Per una migliore comprensione dei fini dell’iniziativa si riporta l’art. 2 dello statuto approvato dall’assemblea: Art. 2 - Scopo e zona di attività
L’associazione è un organismo senza scopi di lucro che ha per obiettivo la tutela delle lingue etniche e della diversità linguistica. A tal fine il Comitato si propone di: - promuovere e coordinare iniziative di studi e ricerche sulle lingue etniche, in primis sulla lingua italiana; - formulare programmi di intervento per la difesa delle lingue nazionali e minoritarie da sottoporre alle Autorità competenti; - coordinare l’azione dei Comitati nazionali autonomi che si costituiranno con scopi analoghi in altri Paesi; - collaborare con associazioni, istituzioni e organismi internazionali, nazionali e regionali, pubblici e privati, e con enti, società e studiosi che abbiano interessi analoghi a quelli del Comitato; - formare, tramite gli organi di informazione, un’opinione pubblica favorevole al problema della difesa delle lingue attraverso l’agenzia di stampa Disvastigo specializzata nella diffusione di notizie, articoli e documenti sui problemi della comunicazione internazionale; - curare, in collaborazione con le Università e le Accademie, la pubblicazione di studi, ricerche e progetti relativi ai problemi linguistici in campo internazionale, nazionale, regionale e locale; - promuovere studi e ricerche sull’applicabilità di una lingua non etnica come l’esperanto come lingua ponte nelle istituzioni europee; - organizzare manifestazioni culturali, letture di testi letterari, spettacoli teatrali, festival delle lingue come puro godimento spirituale in cui, implicitamente, venga posto in risalto l’insostituibile portata culturale e antropologica dell’espressione linguistica ed i valori da questa rappresentati, attualmente in pericolo. Per il raggiungimento degli scopi suddetti, il Comitato potrà intraprendere ogni iniziativa ritenuta utile ed opportuna dal suo Consiglio Direttivo e potrà stabilire rapporti di collaborazione con Enti Pubblici, Privati ed Associazioni in Italia e all’estero, con particolare riferimento ai paesi dell’Unione Europea. (gb) |
DIS-ES 020 Kurt Gawlitta: Der verkaufte Mund (La bocca venduta) romanzo IFB Verlag, Paderborn (Germania) La drammatica situazione della lingua tedesca nel mondo globalizzato per la prima volta in forma di romanzo Nuova opera di Kurt Gawlitta, presidente regionale di Berlino della Verein Deutsche Sprache, l’associazione di difesa della lingua tedesca collegata con il Comitato Allarme lingua di Chieti per un’azione comune contro il predominio dell’angloamericano. L’altra opera di Gawlitta „Deutsch nix wichtig ! „ verrà presto tradotta e diffusa dal comitato teatino. Il libro La Germania del 2010 ! Il romanzo di fantapolitica racconta come i cittadini tedeschi si imbatteranno, contro la loro volontà, in ogni momento della giornata, nel „denglish", una sorta di neotedesco infarcito sempre più di angloamericano. Il Bundestag (parlamento tedesco) decide di parificare per legge la lingua inglese al tedesco e ciò deve avvenire il più possibile senza che l’opinione pubblica se ne accorga. Silvia Falk, docente di letteratura presso la „Atlantic Friendship University" di Berlino inizia con altri compagni di lotta una battaglia politica. Si imbattono in colleghi apatici e in cittadini annoiati, ma anche in avversari decisi che sanno bene cosa vogliono. Il titolare dell’agenzia di pubblicità „Henry and Friends" , il manager di una azienda multimediale e il deputato Dr. Kuhlmayer puntano sull’inglese come lingua avanzata di un mondo globalizzato. Silvia Falk ed i suoi amici tribolano non poco per mobilizzare la società contro il progetto di legge. L’autore mostra come le ragioni a favore e contro l’introduzione della lingua inglese si scontrano, come pure l’intreccio del profitto e del potere, ma anche il punto di vista di cittadini impegnati a difendersi.
L’autore
Il Dr. Kurt Gawlitta, giurista e pedagogo presso il Senato del Land di Berlino, è sposato e padre di due figli adulti. Ama la musica classica, è stato corridore ciclista e appassionato del volo a vela. Il suo impegno volontario è rivolto oggi alla difesa della lingua tedesca e alla conservazione della molteplicità delle lingue e delle culture in Europa. L’attuale romanzo costituisce la seconda opera letteraria dell’autore che ha inoltre pubblicato numerosi lavori di carattere tecnoco-scientifico.
ISBN: 3-931263-43-6, formato tascabile 350 p.
Prezzo in libreria € 12,50
Presso l’autore ( |
DIS-ES 019 Gli angloamericani sbarcano in Sardegna
Nasce il Sardenglish altro big business da 1000 miliardi del British Council
Il commento del Prof Marcello de Giovanni, Presidente di "Allarme lingua"
Prosegue imperterrita l’opera di acculturazione del vecchio continente da parte dei fortunati possessori dell’ormai indispensabile strumento di comunicazione dei nostri giorni. Senza l’inglese infatti appare ormai assai arduo capirsi non solo tra stranieri ma anche tra connazionali, tanto diffuse sono ormai le parole inglesi che, un po’ per reali esigenze terminologiche ma molto più spesso per pigrizia mentale o ostentazione, infiorano le lingue europee. Ben lo hanno capito i Riformatori Liberal Democratici Sardi che si pongono all’avanguardia nel processo di anglizzazione dell’Europa con il progetto "Sardegna Speaks English" all’insegna della Union Jack, come viene chiamata la bandiera della Gran Bretagna, con l’aggiunta al centro del simbolo sardo con le teste di moro. Ce lo comunica il Prof Marcello de Giovanni, docente di Storia della lingua italiana presso l’Università di Chieti-Pescara e Presidente del Comitato "Allarme lingua" di difesa delle lingue e delle culture: "Si sta facendo del tutto per forzare i tempi dell’angloamericanizzazione del mondo. Non basta l’inglese con l’abbecedario. Non ci sarebbe da meravigliare se per conquistare anche i più refrattari si arrivasse a sistemi subliminali. Di questo passo si arriverà presto al punto di non ritorno, come sostengono molti linguisti che prevedono la scomparsa, o un drastico ridimensionamento, delle lingue di cultura, eccetto l’inglese, entro i prossimi 50 anni." Nel presentare il progetto il Capogruppo in Consiglio regionale dei Riformisti ha dichiarato: "Si tratta della conclusione di un lavoro durato oltre tre anni, che parte dalla convinzione che l’uso da parte di tutti i sardi dello strumento di comunicazione della lingua inglese possa essere la spallata definitiva per far crollare le barriere fisiche e culturali che separano la Sardegna dal resto del mondo." La gestione del progetto è affidata all’Autorità per l’Inglese presso la Presidenza della Regione e "supportata" (altro regalo dell’inglese) dal British Council. L’investimento proposto ("senza alcuna paura delle critiche" recita il comunicato stampa) è di 1000 miliardi di vecchie lire. Nei prossimi mesi vi saranno varie manifestazioni di sostegno mentre si invitano gli esponenti del mondo politico, culturale ed imprenditoriale a sottoscrivere un manifesto di condivisione dell’iniziativa. "Anni fa- ci dice il direttore di Disvastigo, Giorgio Bronzetti, che è anche coordinatore del comitato Allarme lingua- l’allora presidente del British Council, Sir Charles Troughton, parlando dell’insegnamento dell’inglese all’estero ammetteva che vi fossero milioni di persone non all’altezza di imparare una lingua complessa come l’inglese e che vi fosse quindi spazio nei rapporti internazionali anche per l’esperanto, molto più semplice. Ora però i sistemi d’insegnamento si sono evidentemente tanto raffinati da rendere l’inglese una lingua alla portata di tutti. Infatti il programma è diretto a tutti i sardi, dagli operatori della Costa Smeralda ai taciturni abitatori della Barbagia. E soprattutto a rinforzare le finanze del popolo d’Albione. Non si deve dimenticare però-conclude il Prof de Giovanni- che la differenza tra scritto e parlato dell’inglese costituisce un grosso scoglio ed è causa di dislessia, la difficoltà a percepire il nesso tra le parole, un disturbo che crea ritardi di apprendimento persino nei bambini inglesi e che il tentativo di creare un inglese semplificato, il Basic English di cui si era fatto paladino lo stesso Churchill perché divenisse la lingua di tutti, è miseramente fallito. Con il Basic English infatti non ci si capiva neanche tra inglesi". (gb) |
DIS-ES 018 Nasce il Sardenglish Un altro big business da 1000 miliardi del British Council Prosegue imperterrita l’opera di acculturazione del vecchio continente da parte dei fortunati possessori dell’ormai indispensabile strumento di comunicazione dei nostri giorni. Senza l’inglese infatti appare ormai assai arduo capirsi non solo tra stranieri ma anche tra connazionali, tanto diffuse sono ormai le parole inglesi che, un po’ per reali esigenze terminologiche ma molto più spesso per pigrizia mentale o ostentazione, infiorano le lingue europee. Ben lo hanno capito i Riformatori Liberal Democratici Sardi che si pongono all’avanguardia nel processo di anglizzazione dell’Europa con il progetto "Sardegna Speaks English" all’insegna della Union Jack, come viene chiamata la bandiera della Gran Bretagna, con l’aggiunta al centro del simbolo sardo con le teste di moro. Ce lo comunica il Prof Marcello De Giovanni, docente di Storia della lingua italiana presso l’Università di Chieti e sostenitore del Comitato "Allarme lingua" di difesa delle lingue e delle culture: "Si sta facendo del tutto per forzare i tempi dell’angloamericanizzazione del mondo. Non basta l’inglese con l’abbecedario. Non ci sarebbe da meravigliare se per conquistare anche i più refrattari si arrivasse a sistemi subliminali. Di questo passo si arriverà presto al punto di non ritorno, come sostengono molti linguisti che prevedono la scomparsa, o un drastico ridimensionamento, delle lingue di cultura, eccetto l’inglese, entro i prossimi 50 anni." Nel presentare il progetto il Capogruppo in Consiglio regionale dei Riformisti ha dichiarato: "Si tratta della conclusione di un lavoro durato oltre tre anni, che parte dalla convinzione che l’uso da parte di tutti i sardi dello strumento di comunicazione della lingua inglese possa esse la spallata definitiva per far crollare le barriere fisiche e culturali che separano la Sardegna dal resto del mondo." La gestione del progetto è affidata all’Autorità per l’Inglese presso la Presidenza della Regione e "supportata" (altro regalo dell’inglese) dal British Council. L’investimento proposto ("senza alcuna paura delle critiche" recita il comunicato stampa) è di 1000 miliardi di vecchie lire. Nel mese di febbraio vi saranno varie manifestazioni di sostegno mentre si invitano gli esponenti del mondo politico, culturale ed imprenditoriale a sottoscrivere un manifesto di condivisione dell’iniziativa. "Anni fa- ci dice il Prof De Giovanni- l’allora presidente del British Council, Sir Charles Troughton, parlando dell’insegnamento dell’inglese all’estero ammetteva che vi fossero milioni di persone non all’altezza di imparare una lingua complessa come l’inglese e che vi fosse quindi spazio nei rapporti internazionali anche per l’esperanto, molto più semplice. Ora però i sistemi d’insegnamento si sono evidentemente tanto raffinati da rendere l’inglese una lingua alla portata di tutti." Infatti il programma è diretto a tutti i sardi, dagli operatori della Costa Smeralda ai taciturni abitatori della Barbagia. E soprattutto a rinforzare le finanze del popolo d’Albione. (gb) |
DIS-ES 017 Proposti emendamenti al progetto di Costituzione europea dalla Verein Deutsche Sprache unitamente ad altre associazioni di difesa delle lingue tra cui "Allarme lingua" La Verein Deutsche Sprache, associazione di difesa della lingua tedesca, ha presentato alla Convenzione europea delle proposte di emendamenti tendenti a valorizzare maggiormente i diversi aspetti della pluralità culturale e linguistica dell’Europa allargata, di ridurre il pericolo di discriminazioni a causa della lingua e di assicurare una maggiore tutela dei consumatori. All’iniziativa hanno aderito le maggiori istituzioni ed associazioni linguistiche tedesche, come la Wilhelm von Humboldt Gesellschaft e la Verein Muttersprache, e francesi, come l’Accadémie Francophone e la Défence de la Langue Francaise, mentre per l’Italia ha sottoscritto le proposte di emendamenti il Comitato di difesa delle lingue e delle culture Allarme lingua.
Proposte di emendamenti al Titolo III del progetto di Costituzione presentato dalla Convenzione Europea Articolo III-8 (1) Fatte salve le altre disposizioni della Costituzione e nell’ambito delle competenze da essa conferite all’Unione, una legge o una legge quadro europea del Consiglio dei ministri può stabilire le misure necessarie per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza, o l’origine etnica, la lingua, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali. Motivazione: l’emendamento assicurerebbe una maggiore concordanza con l’articolo II-21 (Carta dei diritti) Articolo III-12 Le lingue in cui ogni cittadino dell’Unione ha il diritto di rivolgersi alle istituzioni o agli organi consultivi in virtù dell’articolo I-8, e ricevere una risposta, sono quelle elencate all’articolo IV-10. Le istituzioni e gli organi consultivi di cui al presente articolo sono quelli elencati all’articolo I-18, paragrafo 2, all’articolo I-29, e agli articoli I-30 e I-31 e il mediatore europeo. Motivazione: L’inserimento dell’articolo I-29 dovrebbe garantire che i cittadini dell’Unione possano corrispondere nelle lingue della Costituzione anche con la Banca Centrale Europea. Ciò corrisponde perfettamente alle intenzioni originali della Convenzione Europea poiché nelle versioni CONV 724/03 e CONV 725/03 l’elenco delle istituzioni dell’articolo I-18 conteneva anche la BCE, mentre l’articolo III-9 (il numero di allora dell’articolo III-18 sunnominato) faceva riferimento all’articolo I-18 come l’odierno articolo III-12. Articolo III-18 (....) (....) (2) Tanto nell’ambito degli Stati membri che nei rapporti di lavoro con le organizzazioni sovranazionali dell’Unione, come anche delle sue istituzioni, è vietata qualsiasi discriminazione tra i lavoratori degli Stati membri, per quanto riguarda l’impiego, la retribuzione e le altre condizioni di lavoro, fondata sulla nazionalità o all’appartenenza ad un gruppo linguistico. Sono ammissibili regolamenti particolari per interpreti e traduttori. (....) (....) Motivazione: Gli emendamenti dovrebbero avere un effetto correttivo sugli ultimi sviluppi negativi nella politica di assunzione del personale dell’Unione ed impedire che simili sviluppi si ripetano in futuro. Innumerevoli offerte di lavoro da parte di organizzazioni co-finanziate dall’UE contengono per esempio la condizione discriminante „English native speaker"oppure (quella non meno discriminante) „English native speaker or equivalent". Articolo III-43 L’articolo III-42 lascia impregiudicati i divieti o restrizioni all’ importazione, all’esportazione e al transito giustificati da motivi di moralità pubblica, di ordine pubblico, di pubblica sicurezza, di protezione dei consumatori, di tutela della salute e della vita delle persone e degli animali o di preservazione dei vegetali, di protezione del patrimonio artistico, storico o archeologico nazionale, o di tutela della proprietà industriale e commerciale. Tuttavia, tali divieti o restrizioni non devono costituire un mezzo di discriminazione arbitraria, ne’ una restrizione dissimulata al commercio tra gli Stati membri.
Articolo III-50 (1) Sono incompatibili con il mercato interno e vietati tutti gli accordi (….) ed in particolare quelli consistenti nel: (…..) (d) applicare, nei rapporti commerciali con gli altri contraenti, degli ostacoli o condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, così da determinare per questi ultimi uno svantaggio nella concorrenza, (….) Motivazione: Anche delle condizioni uguali possono costituire per dei partner commerciali diversi ostacoli, p.es. se la lingua usata e’ lingua materna per uno e per l’altro e’ una lingua straniera. Articolo III-132 (1) Al fine di promuovere gli interessi dei consumatori ed assicurare un livello elevato di protezione dei consumatori, l’Unione contribuisce a tutelare la salute, la sicurezza e gli interessi economici e culturali e a promuovere il loro diritto ad una informazione comprensibile, all’educazione e all’organizzazione per la salvaguardia dei propri interessi. Il consumatore ha diritto nel proprio Paese di ricevere informazioni chiare e redatte nella lingua del proprio Paese sul tipo e sulla provenienza della merce. (....) Articolo III-180 (1) L’Unione e gli Stati membri provvedono affinché siano assicurate le condizioni necessarie alla competitività dell’industria dell’Unione. (…..) (2) Gli Stati membri si consultano reciprocamente in collegamento con la Commissione e, per quanto è necessario, coordinano le loro azioni. La Commissione può prendere ogni iniziativa utile a promuovere detto coordinamento. (….). La Commissione vigila in modo particolare affinchè la scelta delle lingue nei bandi di concorso per forniture e prestazioni, che si effettuano negli Stati membri con la partecipazione finanziaria dell’Unione, non turbi la libera concorrenza. La Commissione vigila affinché le versioni nelle diverse lingue del bando di concorso siano pubblicate simultaneamente. (......) Articolo III-181 (....) (2) L’azione dell’Unione è intesa ad incoraggiare la cooperazione tra Stati membri e, se necessario, ad appoggiare e ad integrare l’azione di questi ultimi nei seguenti settori: (....) a) miglioramento della conoscenza e della diffusione delle lingue, della cultura e della storia dei popoli europei, (4) L’Unione tiene conto degli aspetti culturali e linguistici nell’azione che svolge a norma di altre disposizioni della Costituzione, in particolare ai fini di rispettare e promuovere la diversità delle culture e delle lingue. Motivazione: Le aggiunte assicurerebbero una maggiore concordanza con l’articolo I-3, che pone in risalto il concetto di "molteplicità culturale e linguistica". Associazioni che sottoscrivono Verein Deutsche Sprache e. V. Académie Francophone Allarme lingua-Comitato per la difesa delle lingue e delle culture Association pour le Pluralisme Linguistique et Culturel en Europe
Association pour la Promotion de la Francophonie en Flandre
Courrier Sud – Association Francophone des Professionnels de l’Aéronautique
Défense de la Langue Française
Associazione mondiale Esperanto
Fédération de la Fonction Publique Européenne (Sektion Rat) Förderverein Bairische Sprache und Dialekte
Interessengemeinschaft Muttersprache in Österreich, Graz e. V. Internationale Vereinigung der ehemaligen Angehörigen der Europäischen Gemeinschaften (Deutsche Sektion e. V.)
Observatoire International de la Langue Française Verein Muttersprache, Wien e. V. Wilhelm von Humboldt Gesellschaft e. V. |
DIS-ES 016 Un appello ai cittadini europei per il rispetto delle lingue e delle culture
In occasione della "Giornata europea delle lingue", oggi 26 settembre, il Comitato di difesa delle lingue e delle culture "Allarme lingua" lancia un appello diretto a tutti i cittadini europei perché si mobilitino in difesa della diversità linguistica e del diritto di ogni popolo alla conservazione della propria cultura . L’appello è stato messo a punto in una riunione tenuta a Parigi il 25 dalla Sig.ra Anna Maria Campogrande, esponente del direttivo di Allarme lingua che, come funzionaria della Commissione europea, segue con sicura competenza e passione gli sviluppi del dibattito sul problema linguistico europeo. A tale riunione hanno partecipato esponenti di numerose altre associazioni e comitati europei di difesa delle lingue etniche, come si può leggere in calce all’appello, diffuso oggi tradotto in varie lingue in tutta Europa e qui riportato succintamente. Il testo integrale italiano si può leggere e scaricare da http://www.disvastigo.it/giornataeuropea.html o richiedere a Giorgio Bronzetti
A P P E L L O
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DIS-ES 015 Le Raccomandazioni di Mannheim Le raccomandazioni per la promozione delle lingue standard europee, scaturite dalla riunione di Mannheim delle Accademie e Istituti di difesa delle lingue nazionali, organizzato dall’Institut für deutsche Sprache per dibattere le questioni relative alla salvaguardia e promozione delle lingue europee di cultura, documento noto come Raccomandazioni di Mannheim, fatto proprio anche dall’Accademia della Crusca. Gli attuali cambiamenti economici e sociali toccano anche le lingue standard europee come varietà linguistiche in uso nei rispettivi Paesi come lingue riconosciute e insegnate ed apprese nelle istituzioni scolastiche. Le lingue standard garantiscono, negli ambiti in cui sono in uso, uno scambio linguistico massimale nel loro territorio e favoriscono l'identificazione culturale di chi le parla. Esse sono riconosciute ufficialmente anche in ambito internazionale. L'integrazione europea, in particolare, costituisce contemporaneamente una sfida e un'opportunità per i provvedimenti intesi a promuovere le lingue ufficiali dell'Europa. (Traduzione del Prof Giordano Formizzi) Servizio gratuito. Registrazione al Tribunale di Chieti n.1/02 del 5.2.02. |
DIS-ES 014 Allarme: ci vogliono colonizzare! Il Prof. Renato Corsetti, docente di psicolinguistica della comunicazione presso La Sapienza e redattore di Disvastigo ha partecipato ad un convegno su Multilinguismo nell’Ue a Bruxelles e ci ha inviato questo scritto: ALLARME: CI VOGLIONO COLONIZZARE, ANZI CI HANNO GIA' COLONIZZATO! Tuttavia, approfittando, da una parte, dell'appoggio di certi Paesi nordici, dall'altra, della prospettiva dell'ampliamento verso i Paesi dell'Est, l'Inglese ha cominciato a voler giocare il ruolo della lingua unica mettendo a punto una vera strategia, nel costituire e congegnare i servizi, nell'adottare strumenti di lavoro ad hoc, nel riconcepimento dei servizi linguistici, nella costruzione delle relazioni e dei negoziati con i Paesi candidati, in un'ottica che deroga al principio d'interesse generale. In particolare, sono stati messi in piedi servizi unilingui, intolleranti di qualsiasi altra forma d'espressione, creando centri di potere che tendono a gestire in maniera esclusiva settori importanti all'interno delle strutture comunitarie. |
DIS-ES 013 Il rapporto sugli armamenti iracheni. Alcune maliziose considerazioni di chi se ne intende di traduzioni in organismi internazionali Il rapporto sugli armamenti che il Governo iracheno ha consegnato alle N.U. consta di poco meno di 12.000 pagine. Niente è filtrato a proposito della sua traduzione. Per questa, secondo i parametri ufficiali delle N.U. *, ci vorrebbero 1729 giornate di lavoro o 4 anni e 9 mesi se la traduzione fosse fatta da una sola persona. Quando una traduzione ha carattere d’urgenza e l'originale è lungo, lo si divide tra parecchi traduttori. Supponiamo che in questo caso i responsabili fissino un termine di un mese per ricevere il testo in una lingua accessibile alle più alte cariche politiche. Ciò significherebbe che il testo dovrebbe esser diviso in 60 parti per altrettanti traduttori. Il servizio di traduzione delle N.U. però non ha abbastanza persone capaci di tradurre dell'arabo. Il lavoro sarà quindi eseguito al di fuori del segretariato ONU. Quando i propri servizi non sono in grado di eseguire un lavoro di traduzione, l'organizzazione lo affida generalmente ad agenzie private che utilizzano dei traduttori che lavorano a domicilio. Ma il fatto che il Governo americano sia riuscito ad ottenere che al di fuori dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza nessuno Stato possa avere accesso a questo documento mostra che si vuole che il rapporto resti segretissimo. Ciò vuole dire che il documento non verrà diramato per Internet e che la traduzione dall’arabo potrà essere assegnata solo ad agenzie assolutamente affidabili. Ci sono dunque delle forti probabilità che sul rapporto lavoreranno traduttori legati in un modo o in un altro all'amministrazione Bush (CIA, NSC, e simili). Ci si può attendere una perfetta imparzialità da questo personale? Il rischio che gli Stati Uniti utilizzino delle citazioni inesatte per giustificare la loro politica irachena è un rischio reale. È molto spiacevole constatare come politici e media prendono così raramente sul serio gli aspetti linguistici della vita internazionale. *Produzione media giornaliera per traduttore, tabella 9 del documento JIU/REP/80/7 Claude Piron psicologo svizzero già traduttore presso le Nazioni Unite a N.Y. e l'Organizzazione Mondiale della Sanità a Ginevra ed autore di numerosi saggi sulla comunicazione linguistica, alcuni del quali si possono liberamente consultare nel sito ww.disvastigo.it alla pagina "approfondimenti" e pubblicare citando Disvastigo senza chiedere il consenso dell'autore. |
DIS-ES 012 |
DIS-ES 011 "La mise en place des monopoles du savoir" (La costituzione dei monopoli del sapere) di Charles Durand, pagg 120 Ed. l’Harmattan ISBN: 2747517713 acquistabile on-line presso http://www.alapage.com http://www.chapitre.com 10.16 Euro Quest'opera pone in risalto le conseguenze dell'adozione pressoché generale dell'inglese come mezzo di comunicazione internazionale nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, subite da circa quarant'anni dai paesi non anglofoni. Circa 35 anni fa, la maggior parte delle facoltà scientifiche degli Stati Uniti soppresse il loro "Ph.D. foreign language requirement". Fino a quel momento, per tutti i futuri laureati americani era obbligatorio dimostrare di di avere piena padronanza di almeno una delle grandi lingue scientifiche, oltre all'inglese, in modo sufficiente per poter comprendere senza difficoltà ogni pubblicazione sulla loro materia redatta in quella lingua. Le lingue straniere allora riconosciute dalle università nordamericane come "lingue scientifiche" comprendevano di solito un sottoinsieme di lingue indo-europee (tedesco, spagnolo, francese, russo), semitiche (arabo letterario) e asiatiche (giapponese e cinese mandarino). Oggi, tranne qualche rara eccezione, questo "Ph.D. foreign language requirement" non esiste più tra le discipline scientifiche. Dopo la sua soppressione, sono state esercitate pressioni dirette e indirette nei congressi scientifici internazionali, prima multilingui, affinché essi divenissero progressivamente monolingui, e la stessa tendenza si è applicata alle riviste e giornali che riportano i risultati della ricerca di base, nei paesi anglofoni come altrove. La scomparsa progressiva dei linguaggi diversi dall'inglese dal campo della comunicazione scientifica internazionale seguiva in effetti le direttive annunciate nel "Anglo-American Conference Report 1961". Questo documento di natura confidenziale era destinato al British Council, il cui attuale presidente, Tony Andrews, dichiara, del resto senza complessi, che "l'inglese dovrebbe diventare la sola lingua ufficiale dell'Unione Europea" (riportato da Frankfurter Allgemeine Zeitung 27 genn. 2002). Niente di meno! Parallelamente, numerosi laboratori, istituti, centri di ricerca e anche certe divisioni dell'industria manufatturiera hanno adottao, in diversi paesi non anglofoni, l'inglese come lingua "ufficiale" per le loro attività sotto la pressione dei loro dirigenti col pretesto di necessità commerciali e imperativi di comunicazione su scala planetaria. "La mise en place des monopoles du savoir" presenta un esame dettagliato della situazione attuale e dimostra che l'adozione ufficiale o ufficiosa dell'inglese come veicolo di comunicazione ufficiale nel solo campo scientifico produce un certo numero di effetti perversi, molto pesanti in rapporto ai vantaggi che questa pratica si ritiene apporti ai suoi promotori. Più particolarmente nel quadro universitario, essa produce la formazione di monopoli in opposizione assoluta ai principi del libero accesso al sapere nelle istituzioni d'insegnamento superiore libere e aperte. L'attuale quasi-monopolio del sapere tecnico-scientifico moderno detenuto dagli anglo-americani - che qualcuno rifiuta di ammettere - non è legato soltanto ai meriti dei loro ricercatori e tecnici. In gran parte, è la conseguenza diretta dell'adozione della lingua inglese come lingua internazionale nella scienza e nella tecnologia, che moltiplica dunque la visibilità del mondo anglosassone in questi settori, a detrimento di quella di altri. Alla fine, l'uso sempre più diffuso dell'inglese nei laboratori di ricerca, sia liberamente scelto sia imposto, produce una vera sterilizzazione del processo creativo, a un allineamento automatico sui temi di ricerca anglo-americana, e a contributi quasi esclusivamente tecnici. Il pensiero scientifico è probabilmente condannato a stagnare finché le lingue diverse dall'inglese non avranno riconquistato il loro stato di strumento di ricerca e di comunicazione a pieno titolo in tutti i settori della ricerca. Questo libro si indirizza alle università e gli ingegneri coinvolti nelle attività di ricerca. Esso dissacra un soggetto tabù, quello dell'inglese come strumento di comunicazione sempre più diffuso nel mondo moderno della ricerca. Esso denuncia l'ingenuità di chi crede che l'uso di questa lingua sia neutrale, mentre esso implica cambiamenti considerevoli nella natura del progresso scientifico, senza contare gli enormi privilegi economici e politici (a favore delle nazioni anglofone) creati nella sua scia. L'opera manda in pezzi il mito della pretesa necessità di una lingua franca nella scienza e nella tecnica sulla base di argomenti del tutto pragmatici e necessari a tutti coloro che vogliono dare un nuovo impulso alla creatività scientifica. L'opera fornisce numerose spiegazioni e informazioni per comprendere ciò che sta avvenendo. Insieme, essa colma un vuoto che danneggia il pensiero odierno, toccando un problema cruciale, che secondo taluni converrebbe trascurare. Charles Durand TrLuGa |
DIS-ES 010 |
DIS-ES 009 |
DIS-ES 008 |
DIS-ES 007 L’olandese scompare dalle università olandesi Una conoscenza basilare della lingua inglese Sarà più difficile in futuro diventare cittadini britannici. D'ora in avanti, per diventare cittadini britannici bisognerà dimostrare di avere una discreta padronanza dell'inglese e delle istituzioni britanniche. Il ministro dell'Interno David Blunkett ha presentato ieri in parlamento un nutrito pacchetto di misure per riformare in generale il sistema di immigrazione inglese. I cittadini dell’Ue non devono provare la conoscenza della lingua inglese. Stampa 08/02/2002, AGI 07/02/2002 Vacanze in inglese Esami di inglese e computer Convenzione Asterix in classe per insegnare il latino alle medie. La lingua morta che fa parlare l'Europa |
DIS-ES 006 Per approfondire: |
DIS-ES 005 La lingua ungherese protetta Il via libera al maxi-concorso Parli il konglish? Inghilterra monoglotta |
DIS-ES 004 L'Europa vieta l’italiano agli agricoltori e agli impiegati del settore agricoltura. Tutti i documenti devono essere tradotti soltanto in inglese per quanto stabilito dalla Commissione europea. Solo il Comitato per la difesa delle lingue e delle culture, Allarme Lingua, protesta presentando una denuncia ufficiale al Mediatore Europeo. Comunicato Stampa Allarme Lingua. 23/06/2002. L'U.e. si anglicizza sempre più. A Bruxelles gli impiegati italiani della Commissione Europea e di diversi altri organismi devono conoscere già da molto tempo perfettamente l'inglese. In Italia si diffonde l’uso di parole inglesi oltre che nel linguaggio comune, anche in quello politico, amministrativo ed economico con forte inquinamento della lingua. Tuttavia la lingua produce sempre più ben più gravi problemi come i posti di lavoro riservati ai soggetti di madre lingua inglese, il numero crescente di giovani italiani che vanno a studiare in Gran Bretagna e l'obbligo vero e proprio di usare l'inglese. Il Comitato per la difesa delle lingue e delle culture Allarme Lingua protesta presso il Mediatore Europeo per l’eliminazione dell’italiano e delle altre lingue da parte della Commissione europea". L'eliminazione dell'italiano e di tutte le altre lingue da parte della Commissione europea nel quadro del programma SAPARD è un attentato contro un principio basilare del Comitato: l'uguaglianza delle lingue, che è anche principio di legge vincolante dell'U.e. Nel quadro del programma SAPARD, gli impiegati del settore, gli agronomi e gli agricoltori dei paesi candidati come Slovenia, Ungheria, devono comunicare con la C.E. solo in inglese. L'articolo 10 dell' Accordo Finanziario Pluriennale stabilisce che solo le versioni in inglese sono autentiche. "Gli abili giuristi della C.E. forse riusciranno a giustificare l' uso dell'inglese, ma la condizione è essenzialmente discriminatoria" dice il Prof Nicola Minnaja presidente di Allarme Lingua. A nome del Comitato per la difesa delle lingue e delle culture Il Prof. Minnaja protesta presso il Mediatore europeo, JacobSöderman, e contro la Commissione europea anche per altre condizioni degli accordi SAPARD. L'articolo 5 del lungo e noioso documento in inglese della C.E. obbliga i paesi candidati a tradurre "rapidamente" soltanto in inglese tutte le leggi e i documenti richiesti attraverso la C.E. "I traduttori italiani non hanno quasi nessuna possibilità di ottenere dei contratti per il semplice fatto che tutti i documenti devono essere tradotti soltanto in inglese. L'Europa in tal modo agisce in modo discriminatorio contro gli italiani." Il Prof Minnaja non si preoccupa soltanto dell’italiano: "Il paragrafo 1 dell’art. 5 stabilisce la clausola che ogni comunicazione tra la Commissione europea e i paesi candidati riguardo gli accordi SAPARD debbano essere soltanto in inglese. Perciò i funzionari e gli agricoltori sloveni ed ungheresi evidentemente non hanno più diritto ad usare la propria lingua materna in patria per far valere le proprie ragioni riguardo il programma SAPARD." Anche i funzionari tedeschi, italiani e francesi della Commissione europea non hanno diritto ad usare la propria lingua neanche su richiesta dei funzionari dei paesi candidati che posseggono le loro lingue meglio dell’inglese. Secondo Minnaja, che parla correntemente l'esperanto, ci vuole una soluzione più neutrale. "Attualmente la soluzione più semplice per il programma agrario della Commissione europea è accettare più lingue senza imporre l’inglese a tutti. Tale pluralismo linguistico non comporterebbe spese eccessive per la Comunità europea e si eviterebbe la discriminazione." Minnaja teme che l’imposizione della Commissione europea a comunicare solo in inglese scoraggerebbe lo studio delle lingue. "E’ insensato studiare altre lingue quando l’Europa stessa vi vieta di usare altre lingue diverse dall’inglese. Durante l’Anno Europeo delle Lingue, il 2001, la Commissione europea ha decantato molto ipocritamente la parità linguistica. Ora sei mesi dopo la fine dell’ Anno delle Lingue essa impone l’inglese a tutti gli europei." Minnaja fa notare che al punto 1 del Regolamento del Consiglio europeo del 1958 tutte le nove lingue hanno gli stessi diritti come lingue di lavoro della Commissione europea e lingue ufficiali dell’Ue. "Inoltre il Consiglio del Lussemburgo obbliga la C.E. a rispettare la diversità linguistica e l'uguaglianza con i paesi candidati" (Diversità e pluralismo linguistico nell'Unione europea). La denuncia ufficiale presentata da Nicola Minnaja a nome del Comitato per la difesa delle lingue e delle culture "Allarme lingua" vuole che la Commissione europea:
******************* Allegato ******************* L'articolo5 dell'Accordo Finanziario Pluriennale Language 1. Any communication between the Commission and the Republic of Slovenia related to this Agreement shall be in English. 2. The Republic of Slovenia shall ensure that for the Commission examination referred to Article 3 (1) of Section A of the Annex, relevant national legislation, written procedures manuals, guidelines, standard control check-lists, relevant administrative notices, standard documents and forms shall be available in English. Where documentation is needed for purposes other than for that examination, but is not available in English, the Republic of Slovenia shall provide texts in English expeditiously following a request from the Commission. -------------------------------------------------------------------------------- http://europa.eu.int/comm/agriculture/external/enlarge/countries/poland/finance/mafa_en.pdf http://europa.eu.int/comm/agriculture/external/enlarge/countries/bulgaria/finance/mafa_en.pdf http://europa.eu.int/comm/agriculture/external/enlarge/countries/czech/finance/mafa_en.pdf http://europa.eu.int/comm/agriculture/external/enlarge/countries/estonia/finance/mafa_en.pdf http://europa.eu.int/comm/agriculture/external/enlarge/countries/hungary/finance/mafa_en.pdf http://europa.eu.int/comm/agriculture/external/enlarge/countries/latvia/finance/mafa_en.pdf http://europa.eu.int/comm/agriculture/external/enlarge/countries/lithuania/finance/mafa_en.pdf http://europa.eu.int/comm/agriculture/external/enlarge/countries/slovenia/finance/mafa_en.pdf http://europa.eu.int/comm/agriculture/external/enlarge/countries/romania/finance/mafa_en.pdf http://europa.eu.int/comm/agriculture/external/enlarge/countries/slovakia/finance/mafa_en.pdf |
DIS-ES 003 Le organizzazioni europee riservano sempre più posti, ufficialmente aperti a tutti i cittadini, ai parlanti inglese dalla nascita (Elenco di 400 Offerte di lavoro). Soltanto coloro che posseggono l’inglese dalla nascita, essendo nati in paesi di lingua inglese, possono candidarsi per molti posti delle organizzazioni europee ed internazionali. "Attualmente abbiamo un elenco di 400 offerte di lavoro degli ultimi mesi da parte di ditte ed organizzazioni europee di Bruxelles che sono del tutto discriminanti. Il problema esiste anche in altre parti del mondo ed è grave" dichiara Giorgio Bronzetti, direttore dell’agenzia di notizie sui problemi della comunicazione Disvastigo. La Commissione europea riconosce l’esistenza di un problema giuridico. "Esigere una conoscenza per nascita dell’inglese può esser considerato discriminante" dichiara Anna Diamantopoulou, membro della Commissione europea responsabile del lavoro e delle pari opportunità . In risposta ad una interrogazione dell’europarlamentare italiano Vitaliano Gemelli, un’altra commissaria Viviane Reding, responsabile di cultura e educazione, ha dovuto riconoscere un caso di discriminazione linguistica da parte dell’ufficio della Commissione che si occupa dei programmi Sokrates, Leonardo & Youth. Secondo Bronzetti, la discriminazione linguistica costituisce un grave attacco contro il secondo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani. Bronzetti deplora che la Commissione europea finora riconosce ufficialmente soltanto la sua responsabilità per gli Uffici Tecnici Ausiliari, organismi dipendenti direttamente dalla Commissione. "Tuttavia la Commissione europea finanzia un gran numero di organizzazioni che pubblicano regolarmente offerte di lavoro soltanto per parlanti inglese per nascita." Disvastigo segue da più di due anni la discriminazione linguistica nelle ditte ed organizzazioni internazionali insieme all’Europa Esperanto-Unio. Molti annunci di offerte di lavoro per personale di lingua inglese sono di organismi europei finanziati in tutto o in parte dalla Commissione europea. Quasi mai compaiono annunci per offerte di lavoro per parlanti altre lingue per nascita. "Nonostante le molte interrogazioni che si sono avute nel Parlamento europeo, la Commissione finanzia ancora un gran numero di organizzazioni europee con sede a Bruxelles che riservano dei posti per personale di lingua inglese" lamenta Bronzetti. "Dall’inizio dell’anno circa cinquanta importanti organizzazioni europee hanno riservato posti a persone di madre lingua inglese. Tra di esse persino un servizio ufficiale della Commissione europea – il progetto "Jean Monnet"." Nel 2001, Anno Europeo delle Lingue, vi sono state delle chiare condanne della discriminazione linguistica, da parte tra l’altro del ministro belga Laurette Onkelinx, responsabile per le pari opportunità, e diversi membri della Commissione europea (Interrogazioni parlamentari - Discriminazione linguistica nell'Unione europea). Tale pratica tuttavia prosegue ancora nel 2002 e la Commissione europea continua a finanziare società di Bruxelles che riservano posti a persone di madre lingua inglese. Ora il presidente italiano dell’Associazione Mondiale d’Esperanto, prof. Renato Corsetti , protesta ufficialmente con il Mediatore europeo, Jacob Söderman (www.euro-ombudsman.eu.int), per la discriminazione linguistica. "L’obiettivo principale della denuncia è di contestare la discriminazione da parte delle organizzazioni internazionali su base della lingua nativa cioè la richiesta che i candidati conoscano l’inglese dalla nascita". "I politici non vogliono soluzioni neutrali ed eque come, ad esempio, l’Esperanto. Tuttavia devono rispondere del problema sempre più crescente della discriminazione linguistica contro coloro che non parlano l’inglese dalla nascita, discriminazione di cui sono responsabili", chiarisce il direttore dell’ agenzia stampa sui problemi della comunicazione Disvastigo. Secondo Giorgio Bronzetti, la lingua internazionale e neutrale Esperanto potrà avere delle possibilità di successo solo quando i politici rispetteranno realmente la diversità delle lingue e la loro parità . Egli non è affatto contento e protesta anche per l’ultima risposta E-3572/01 di Anna Diamantopoulou, membro della Commissione europea per gli affari sociali. "Ora Anna Diamantopoulou permette di usare la formula "English mother tongue or equivalent". E’ chiaro che con ciò non cambia niente e anzi di fatto ciò significa che le associazioni europee ora invitano soltanto i parlanti inglese per nascita" sostiene Bronzetti. La denuncia (numero 659/2002/IP) per discriminazione linguistica da parte dell’Associazione Mondiale d’Esperanto ha come obiettivo che la Commissione europea: 1) riconosca la natura discriminatoria di diversi tipi di annunci di offerte di lavoro che sono ufficialmente aperti a tutti i cittadini ma in realtà riservati a coloro che parlano l’inglese dalla nascita ["English mother tongue", "English native speaker", "English mother tongue or equivalent" ecc.], 2) assicuri che non finanzierà più quelle ditte ed organizzazioni che si comportano in modo discriminante nei confronti di coloro che non parlano l’inglese dalla nascita, 3) studierà e ricercherà strumenti e metodi per evitare la discriminazione linguistica da parte delle organizzazioni in tutto o in parte da essa finanziate. La denuncia ufficiale presso il Mediatore europeo riguarda soltanto quelle offerte di lavoro che richiedono la conoscenza dell’inglese dalla nascita. "Tuttavia è ancora maggiore il caso di organismi europei, e di centinaia di ditte che lavorano con la Commissione europea a Bruxelles, che richiedono una conoscenza "perfetta" dell’inglese e poi invitano soltanto quelli che conoscono la lingua di Shakespeare dalla nascita "- spiega Bronzetti. La Commissione europea insiste ancora che la discriminazione linguistica da parte delle organizzazioni europee, anche se totalmente finanziate dalla Commissione europea, è "soltanto" un problema belga in quanto le ditte e le organizzazioni europee sono costituite secondo leggi belghe. "I funzionari della Commissione europea capiscono bene che gli ispettori belgi non hanno né denaro né tempo per risolvere il problema della discriminazione linguistica delle organizzazioni europee di Bruxelles." Per maggiori informazioni, elenco di esempi di annunci per offerte di lavoro, potete rivolgervi a: Informazione per i giornalisti Interrogazioni parlamentari sulla discriminazione linguistica da parte di organizzazioni internazionali Prima, durante e dopo l’Anno Europeo delle Lingue Disvastigo ha informato i politici e i giornalisti italiani sul numero crescente di annunci per offerte di lavoro da parte di molte delle 2500 organizzazioni internazionali di Bruxelles dirette in modo specifico a coloro che conoscono l’inglese per nascita. L’obiettivo principale di questa azione per l’uguaglianza linguistica è di combattere la discriminazione che si basa sulla lingua nativa da parte degli organismi internazionali, cioè la richiesta che i candidati conoscano dalla nascita la lingua inglese ("English mother tongue", "English native speaker" e "Native English"). Grazie a tale azione la Commissione europea è stata costretta a riconoscere che la richiesta , da parte dei suoi organismi, della conoscenza dalla nascita dell’inglese per posti, ufficialmente aperti a tutti i cittadini dell’Ue, può essere considerata discriminante. Purtroppo per ragioni di lobby delle ditte internazionali dall’ultima risposta E-3572/01 di Anna Diamantopoulou, membro della Commissione europea responsabile delle affari sociali, la Commissione europea ora permette alle ditte ed organizzazioni europee di richiedere : "English mother tongue or equivalent". Ora la Commissione europea informa con diplomazia le organizzazioni internazionali finanziate da essa che le offerte di lavoro per parlanti inglese dalla nascita possono essere considerate discriminatorie. Perciò le menzioni "English mother tongue", "English native speaker", e "Native English" scompaiono lentamente sempre più dagli annunci . Al loro posto si trovano frasi come "English mother tongue or equivalent", "Perfect English" kaj "Excellent English". Lo scopo è spesso identico: l’assunzione di parlanti inglese dalla nascita. |
DIS-ES 002 Il Parlamento discuterà nei prossimi giorni delle misure di tutela della lingua italiana ”bene culturale non meno importante delle pinacoteche” e al contempo bene sociale che va difeso dall’infiltrazione di tutte le espressioni incongrue e disorientanti e dagli abusi di termini stranieri non necessari. Si prevede, come punto centrale, l’approvazione del disegno di legge n. 993, promosso dal sen. Andrea Pastore, Presidente della Commissione Affari Costituzionali e da altri 50 senatori, con cui si istituisce il Consiglio Superiore della Lingua Italiana con l’incarico di sovrintendere alla tutela, alla promozione e alla diffusione della lingua italiana in Italia e fuori d’Italia, ed alla politica nei confronti delle lingue straniere. Di gran rilevanza uno dei compiti maggiori del Consiglio: “ promuovere l’arricchimento della lingua con lo scopo primario di mettere a disposizione termini idonei ad esprimere tutte le nozioni del mondo attuale, assicurando la presenza dell’italiano nelle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione”. Teoricamente sul cartellone dei lavori di un edificio pubblico in ristrutturazione non vi dovrebbe essere più scritto “Realizzazione nuovi layout” e non vi dovrebbe più essere una legge sulla “privacy” e così la cafonata, non sappiamo come definirla altrimenti, del “question time” della Camera. Questo insorgere contro l’abbandono completo della lingua avviene in difesa non solo dei valori nazionali ma soprattutto di quelli democratici in difesa del cittadino italiano smarrito, per il quale oggi risulta difficile persino aprire un giornale. E il rinascere di questo desiderio di protezione dell’italiano ci riporta alla memoria un grande difensore della lingua, Bruno Migliorini, ritenuto uno dei più grandi linguisti che abbia avuto l’Italia, autore tra l’altro della magnifica Storia della Lingua Italiana, unica opera del genere fino agli anni 60. Lucio D’Arcangelo, nel suo articolo a 6 colonne “L’orgoglio di parlare italiano” apparso il 24 aprile nella pagina culturale de Il Tempo per annunciare la discussione del disegno di legge, fa riferimento all’impegno di Migliorini per la tutela della lingua, che avrebbe con lui acquistato basi scientifiche, e come egli si adoperasse ad italianizzare correttamente i termini stranieri prima che si diffondessero in modo ibrido (come “apprendistato” coniato da Migliorini al posto di “apprendissaggio” o “autista” al posto di “chauffeur”). Nella stessa linea di difesa della lingua si colloca l’appassionata azione di Migliorini per l’adozione della lingua non territoriale esperanto, una sorta di indoeuropeo ricostruito che poteva fare da cuscinetto salva-lingua per le lingue etniche. (gb) |
DIS-ES 001
Interrogazioni parlamentari
discriminazione linguistica nell'Unione europea
Si è appena concluso l’Anno Europeo delle Lingue, il cui scopo, nelle intenzioni della Commissione Europea che l’aveva promosso, era quello di valorizzare le lingue e culture diverse in un’Europa che sta per ingrandirsi. A fronte di questo scopo dichiarato, ci si sarebbe potuto aspettare che nel 2001 la Commissione Europea intraprendesse azioni che garantissero, almeno sul piano dei principi, gli stessi diritti a tutti i cittadini, qualunque fosse la loro lingua materna. (clicca qui per scaricare la Carta dei diritti fondamentali dell'Ue - file .pdf zippato a 65 KB) )
Purtroppo non è questo che sta accadendo. Nell’ultimo anno, proprio quello denominato "delle lingue", enti e società che lavorano anche, e talvolta esclusivamente, per la Commissione Europea hanno fatto ricerche di personale aperte soltanto a persone cha hanno l’inglese come lingua madre [400 annunci di offerta d'impiego a persone di madre lingua inglese]. Anche agenzie della Commissione stessa in più di un caso ha offerto lavoro soltanto a persone di "English mother tongue" e "Native English". Di fronte a proteste giunte da più parti, gli uffici della Commissione, per bocca dell’incaricata Anna Diamantopoulou sono stati costretti ad ammettere che si trattava di casi di discriminazione che vanno contro le dichiarate "pari opportunità". Il deputato inglese Charles Tannock aveva proposto di eliminare la discriminazione linguistica dalle forme di discriminazione citate nell’art. 21 della Carta Europea dei Diritti, non ha ritenuto di dover procedere a questa eliminazione. Finora il presidente Prodi non ha preso una posizione ufficiale; interpellato per l'Unione Esperantista Europea che difende il principio fondamentale dell'uguaglianza linguistica (Manifesto di Praga).
Tuttavia la Commissione non ha ritenuto finora di rifiutare la collaborazione con società ed agenzie che applicano discriminazione linguistica nelle assunzioni, rinviando pilatescamente la responsabilità al governo belga, visto che la maggior parte di queste compagnie ed agenzie risiedono a Bruxelles. Il ministro belga per le pari opportunità, Laurette Onkelinx, rispondendo ad una interrogazione parlamentare il 28 novembre 2001, ha affermato: "L’assunzione di persone con una determinata lingua materna implica che queste siano o siano state cittadini di un certo stato membro, e questo va contro la libera circolazione dei lavoratori, come affermata nel paragrafo 39 del Trattato di Roma." Le conseguenze di questa presa di posizione del governo belga sono state limitate: molte offerte di lavoro sono state riformulate con la richiesta di "conoscenza perfetta dell’inglese", e il risultato è praticamente lo stesso.
Articolo 2: Dichiarazione universale dei diritti umani
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione...
Interrogazione scritta E-3572/01 di Bart Staes (Verts/ALE) alla Commissione (13 dicembre 2001). Oggetto: Discriminazione linguistica ai fini delle assunzioni all'interno dell'UE
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